A Natale luce sarà. Ma con soldi pubblici in tempi di austerità

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In molte città della provincia di Varese e dell’Alto Milanese è già Natale. Le singole amministrazioni civiche stanno predisponendo i fondi per illuminare vie e piazze, come di solito accade in occasione delle festività. Il problema è che le festività di quest’anno cadono in un periodo di crisi energetica a tutti nota per il semplice fatto che tutti ne patiremo le conseguenze economiche. Non serve dilungarsi su quanto sta accadendo a livello internazionale e su quanto accadrà per i nostri portafogli. E infatti si chiede una nuova sobrietà collettiva, ben più marcata rispetto ai lunghi, difficili, tragici mesi della pandemia.

Lunedì scorso gli industriali varesini si sono riuniti in assemblea a MalpensaFiere per affrontare i tanti, enormi ostacoli di una tremenda situazione che obbligherà aziende, piccole e grandi, all’austerità produttiva, fino alla chiusura per l’impossibilità di far fronte ai rincari scellerati delle bollette energetiche. Fermare un’attività produttiva significa togliere risorse a persone e famiglie. Tutti costretti a tirare, eccome, la cinghia.

A Villa Recalcati di Varese, proprio quest’oggi, mercoledì 5 ottobre, il prefetto Salvatore Pasquariello ha riunito la conferenza provinciale permanente per discutere, guarda caso, di crisi energetica e di rincari delle bollette. Un imprenditore ha portato il suo personale esempio: il costo dell’energia della sua ditta, che si occupa di forniture di fusioni in ghisa per l’industria, è lievitata da 1 milione di euro a quasi 2 milioni e mezzo in confronto ai primi otto mesi dello scorso anno. Un incremento iperbolico. Sindacati e associazioni di categoria fanno appello per immediate misure di sostegno per imprese e famiglie.

Il quadro di riferimento è drammatico, aggravato tra l’altro dalle notizie che arrivano dal fronte di guerra ucraino. In un simile contesto si pensa alle luminarie natalizie, che sono cosa buona, bella e giusta in tempi normali. Ma stanziare oggi denaro pubblico per le lampadine di Natale può suscitare perplessità. Infatti, ne sta suscitando parecchie un po’ dappertutto. Si invoca il risparmio, però i Comuni danno l’esempio contrario. Questa la critica più diffusa. Questo il dubbio ricorrente rispetto a iniziative che, sì, abbelliscono i centri storici, infondono felicità, aiutano i commercianti nei loro affari, che sotto Natale si moltiplicano (la luce non favorisce gli acquisti quando non ci sono soldi); iniziative che danno quel non so che di allegro che finisce comunque per collidere con una realtà di segno opposto.

A maggior ragione quando si parla di cifre a cinque zeri per pagare la cornice luminosa. Denaro che potrebbe, anzi, dovrebbe essere impiegato in ben altro modo. In attesa di tempi migliori e con la consapevolezza che il discorso è soprattutto etico. Qualunque altra giustificazione apparirebbe falsa. A meno di iniziative alternative, ecosostenibili e a basso, bassissimo costo. Così da ricordare comunque che è Natale.

L’auspicio è che ad illuminarsi sia invece chi ci amministra, operazione per la quale non servono risorse pubbliche ma buon senso. Da reperire, quando c’è, anche al buio.

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