Accam: il bilancio passa, la confusione resta. E per la grillina arrivano i vigili

BUSTO ARSIZIO– Passa il bilancio 2017 di Accam. Ma per il resto, sull’inceneritore regnano ancora confusione, dissidi e opposte visioni. Tanto che l’assemblea dei soci, convocata ieri, lunedì 30 luglio, per le 17, è slittata di un paio d’ore. Il clima, infatti, già prima di iniziare era piuttosto rovente, tanto che si è resa necessaria una riunione a porte chiuse, organizzata in fretta e furia, per trovare una quadra su bilancio, statuto e piano industriale. Ovvero sull’intero ordine del giorno in discussione.

Accam bilancio grillina riunione soci

E come se non bastasse, a cercare di mettere i bastoni tra le ruote, di una macchina che arrancava ci si è messa anche un’attivista dei Cinque stelle. L’esponente grillina non ha fatto nulla di straordinario. Ha semplicemente cercato a più riprese di entrare ad ascoltare la riunione a porte chiuse, «perché hanno convocato un’assemblea aperta al pubblico e non hanno il diritto di chiuderci fuori». Ma la sua insistenza è stata tale che alla fine sono arrivati pure due agenti della polizia locale.

I panni sporchi

«Chiedo al pubblico di uscire poiché prima dell’assemblea abbiamo bisogno di confrontarci a porte chiuse». Il presidente del cda di Accam Laura Bordonaro si convince quasi subito che la cosa migliore da fare e far slittare l’inizio dell’assemblea prendendosi il tempo che serve per rimettere ordine. Il (poco) pubblico presente a quel punto lascia la sala Esagonale di Palazzo Gilardoni, dove all’interno inizia, tra i soci presenti, un serrato confronto a tutto campo.

C’è un bilancio da approvare. Non farlo passare farebbe precipitare una situazione già sull’orlo di una crisi di nervi. E c’è una truppa di soci che sembra viaggiare alla rinfusa. Anche i comuni che nell’ultima assemblea avevano votato a favore della mozione Cassani, ora sembrano voler rimangiarsi il consenso. Insomma quando di mezzo c’è Accam, anche le poche certezze vengono incenerite in maniera molto rapida.

A instillare dubbi nei sindaci e negli amministratori soci sono essenzialmente due punti: la retroattività dell’aumento delle tariffe, già maldigerita dai sindaci e inapplicabile, poiché non si può retrodatare con i bilanci dei Comuni già approvati e la questione non risolta dell’in-house della società. Mica bruscolini. Su questi due assi si gioca buona parte del proseguo della vita delle società.

E come si è dipanata la discussione non è dato saperlo. Si può solo dire che il confronto è stato serrato. Del resto, di tanto in tanto, i toni alti e molto accesi degli interventi superavano le porte chiuse della sala consigliare.

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Cassani – Antonelli, l’asse salva Accam

Sono passate le 19 da qualche minuto quando l’assemblea può finalmente iniziare. Il fronte dei soci sembra ricompattato. Fermi su posizione contrarie su tutta la linea rimangono solo Parabiago e Nerviano. Arsago, Golasecca, Somma Lombardo e Vizzola Ticino, incassano la garanzia dell’abrogazione della retroattività degli aumenti e dal “no” passano al voto favorevole. Nel mezzo sta Legnano che per voce di Gianbattista Fratus fa sapere che «servirebbe una riflessione più approfondita da parte di tutti. Il vero nocciolo della situazione è scegliere tra il dare continuità aziendale o dichiarare il fallimento». Insomma serve anche un atto di coraggio.

A togliere (per ora) i dubbi ci pensano i sindaci di Busto Arsizio Emanuele Antonelli e quello di Gallarate Andrea Cassani. Il primo rompe gli indugi e dichiara di votare a favore di ogni decisione utile a salvare Accam, il secondo invece taglia, cuce e propone una doppia mozione ma dal medesimo contenuto (tariffe aumentate a partire da luglio e non da gennaio 2018) sia sul piano industriale, rispetto al quale non c’è stato voto, ma solo una presa d’atto, sia sul bilancio, che invece viene votato e approvato.

Partita sempre aperta invece sullo statuto, punto che è stato rinviato e legato alla questione dell’in-house. In questo caso la situazione non è ancora del tutto chiara.

Indomabile grillina

Elena Tosini, attivista dei Cinque stelle di Gallarate ed esponente del Comitato No revamping proprio non ne voleva sapere si uscire dall’aula. E dopo che Laura Bordonaro ha invita il pubblico ad accomodarsi fuori sono serviti un po’ di minuti e il consigliere bustocco di Forza Italia Roberto Ghidotti per condurre in corridoio la pentastellata. La quale ha prima battibeccato con Carmine Gorrasi e poi, a più riprese, ha cercato di entrare per assistere alla discussione.

«Tutto questo è assurdo. – ha tuonato più volte – Ma quale pre assemblea. Se dovevano decidere qualcosa aporte chiuse potevano farlo prima. Ascoltare è un nostro diritto». Questi i suoi argomenti. Ma nemmeno l’arrivo della polizia locale, chiamata per indurla a più miti consigli, è servito. Una volta fornite in tutta tranquillità le proprie generalità, Elena Tosini è riuscita a mettere a segno un altro blitz. Ma questa volta a rimetterla in riga sono stati Emanuele Antonelli e il sindaco Andrea Cassani che l’ha riaccompagnata fuori dalla porta.

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