Amianto in scuola a Pontevecchio, più lavori (e costi) del previsto. «Ma riaprirà nel 2024»

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MAGENTA – «Altro che dormire, abbiamo lavorato e in fretta. C’è chi fa gossip e chi fa politica. Così si capisce perché qui la sinistra non ha mai vinto, se non quando il centrodestra si è disunito». È un fiume in piena Luca Del Gobbo, sindaco di Magenta, dopo la riunione di giunta di oggi, lunedì 19 giugno, e l’incontro con il dirigente scolastico e i rappresentanti di insegnanti e genitori sulla scuola di Pontevecchio (nella foto) chiusa tre mesi fa dopo avervi riscontrato la presenza di amianto. Ce l’ha con chi ha sollevato a suo dire «polemiche inutili anche con i genitori degli alunni» ovvero i consiglieri di minoranza, in particolare del Pd. Ai quali rinfaccia di non aver «mai chiesto informazioni agli uffici tecnici. L’importante è far cagnara, come a livello nazionale. C’è chi addirittura va in giro a dire che la scuola chiude: nulla di più falso».

Del Gobbo: «Dalle analisi situazione peggiore»

Del Gobbo, spalleggiato dagli assessori ai lavori pubblici, Enzo Tenti, e alle scuole, Giampiero Chiodini, ribatte di aver trovato «una situazione estremamente difficile, anche peggiore di come apparsa in un primo momento. A marzo si parlava di lavori su 300 metri quadri di pavimentazione con piastrelle che contengono fibre di amianto dall’1 al 3%, per una spesa di 100.000 euro e con la possibilità di riaprire a settembre. Dopo gli esiti delle analisi pervenuti il 5 maggio, la buona notizia è che non c’è traccia di polveri di amianto, la cattiva che gli interventi riguarderanno 1.700 mq, costeranno 255.000 euro e dureranno fino alla fine di quest’anno.

«Nessuno dorme – prosegue lo sfogo il sindaco – ci siamo dati da fare subito per arrivare al progetto definitivo, riducendo al massimo i tempi tecnici e di legge. Nei miei mandati dal 2002 al 2012 avevo messo l’impegno per una scuola nuova, poi il Pd l’ha cancellata, io la rimetterò. Intanto ci teniamo questa. Ci abbiamo già speso 400.000 euro, altro che chiuderla: ci crediamo e la sosterremo anche per il futuro». Il sindaco indica due obbiettivi per le scuole cittadine: aumentare le entrate per il Comune attraverso gli oneri di urbanizzazione, «già saliti in un anno di amministrazione da 700.000 euro a 1,5 milioni»; e poi fare sopralluoghi durante l’anno, aprire cantieri in estate (dalla manutenzione ordinaria, come le caldaie, all’efficientamento energetico) e riconsegnare le strutture a settembre, in tempo per il nuovo anno scolastico.

Tenti: «Tempi record per gli interventi»

«Basta interrogazioni alla Cetto La Qualunque – gli fa eco il vicesindaco Tenti – La questione sollevata dall’opposizione è strumentale. Il mio ufficio è sempre aperto, basta anche un colpo di telefono per avere informazioni. Dopo l’esito delle analisi ricevuto a maggio abbiamo dovuto seguire una serie di passaggi obbligati, a partire dal codice degli appalti; ora attendiamo la risposta di Ats, che di norma richiede 30 giorni, ma la solleciteremo. Poi bisognerà svuotare la scuola di tutti gli arredi, cambiare le piastrelle e rimetterli, compreso il laboratorio di robotica che sarà spostato a nostre spese, come l’intera scuola elementare e la media.

«Non solo non si è dormito – ribadisce – ma si è pianificato l’intervento in tempi velocissimi dopo che si è capito che è molto più ampio del previsto. La scuola sarà riconsegnata entro la fine dell’anno solare. Quelle piastrelle sono lì da più di 40 anni e in questi 9 mesi di amministrazione abbiamo fatto interventi di manutenzione che mancavano da anni. Non si doveva arrivare al 2023 con questa situazione».

Chiodini: «Fuori luogo iscrivere i figli altrove»

Da parte sua, Chiodini tiene a sottolineare che «garantiremo tutti i servizi, anzi li miglioreremo per venire incontro ai disagi causati alle famiglie dallo spostamento dei figli nel plesso di Magenta. Dissipiamo ogni dubbio sul destino della scuola di Pontevecchio: il ritardo nella consegna dei locali da settembre a dicembre non vuol dire che non si crede in questa scuola e che c’è un progetto di chiusura. In realtà, partirà una classe in più e ci saranno più risorse per il diritto allo studio. Crediamo in questa scuola come crediamo nelle frazioni. Non penso proprio – conclude Chiodini – che sia il caso per le famiglie di spostare i figli in altre scuole».

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