Angera, il Covid arretra. Il sindaco: «L’Ondoli ora torni alla normalità»

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ANGERA – «Tutti i giorni la gente mi telefona o mi ferma per strada per chiedermi quando l’ospedale tornerà alla sua normale attività. E non parlo solo dei cittadini di Angera, ma anche dei Comuni vicini, come Sesto Calende o Mercallo». Il sindaco Alessandro Paladini Molgora non nega le preoccupazioni riguardo il prossimo futuro dell’ospedale Carlo Ondoli. Si tratta di una questione ormai sensibile in paese, dopo che, lo scorso ottobre, la struttura è stata completamente convertita per accogliere solo pazienti Covid e far fronte al seconda ondata di contagi. Ora, dopo un sali e scendi di casi positivi negli ultimi mesi, la situazione sembra leggermente migliorare. Tanto che il sindaco comincia a premere sull’acceleratore per capire quali saranno gli sviluppi: «Ci aspettiamo, quanto prima, una ritorno totale alla normale attività ospedaliera».

«Rimettere in funzione i reparti importanti»

Il drastico aumento dei contagi dello scorso autunno ha spinto l’Asst Sette Laghi a passare dalla fase 2 direttamente alla fase 4. Oltre al Circolo di Varese anche altri ospedali dell’azienda sono stati coinvolti per ospitare pazienti sintomatici. E visto il momento, «siamo stati i primi a renderci disponibili», commenta ora il primo cittadino. «Adesso aspettiamo che la dirigenza ottemperi agli impegni presi, sperando che, non appena la situazione lo permetterà, si possano rimettere in funzione i reparti importanti del nostro presidio».

Un passaggio indispensabile per «aiutare i cittadini che soffrono anche di altre patologie, senza che siano costretti ad andare in strutture fuori dal nostro Comune». Infatti, per mettere a disposizione più posti letti possibile, l’ortopedia era stata trasferita a Cittiglio e la geriatria a Tradate, mentre le cure subacute si erano spostate a Luino. Tutti veri e propri punti di riferimento all’Ondoli. Ma se Tradate e Luino «sono già tornati alle loro funzioni», ad Angera la situazione non sembra ancora cambiare. Eccezion fatta per alcuni servizi. Sono stati ripristinati Endoscopia e Radiologia, oltre al Centro prelievi: «Tutte attività utili – aggiunge Molgora – ma comunque secondarie: per com’è la situazione ora, tutti gli ambulatori sono penalizzati, per esempio».

La soglia per riaprire i reparti

Il Carlo Ondoli ha a disposizione «da 80 a 90 posti letto». All’apice della seconda ondata «erano stati tutti occupati. E avevamo addirittura 12 pazienti Covid ricoverati in pronto soccorso, che per lasciare spazio era stato a sua volta spostato nella zona degli ambulatori». Da allora il trend dei contagi ha subito diverse variazioni, anche in merito alle restrizioni altalenanti che hanno accompagnato il periodo natalizio. «A novembre avevamo registrato 103 casi – prosegue il sindaco – poi siamo scesi addirittura a 9 prima delle feste, con una significativa riduzione. Da capodanno al 10 gennaio il numero è risalito a 28, mentre oggi stiamo nuovamente calando, con l’ultimo aggiornamento di 17 positivi».

Ora saranno proprio i dati a decidere se Angera potrà o meno recuperare il suo ospedale a pieno regime. Anzi un dato solo: si tratta della soglia utilizzata da Asst per orientarsi sulla conversione e, di contro, sulla riconversione delle strutture. «Il sistema è basato sul numero di pazienti Covid che affluiscono all’Asst Sette Laghi», aggiunge. «Il limite è 188: quando il numero di malati sarà inferiore a questo valore, Angera potrà pensare a un ritorno alla normalità». A oggi quel numero si aggira ancora intorno ai 320, «ma stanno scendendo».

Il progetto di Allea

Anche il gruppo di minoranza Allea si era interrogato sul futuro dell’ospedale. «In questa drammatica situazione, il Carlo Ondoli serve al territorio, e noi ne siamo orgogliosi. Ma con l’obiettivo che possa tornare a dare molto anche dopo la pandemia», aveva detto il capogruppo Milo Manica. Era stato anche presentato un progetto di rilancio della struttura (disponibile in versione integrale QUI), che fra le richieste principali includeva il «ripristino in loco dei responsabili delle varie unità operative, il mantenimento del reparto di medicina, di chirurgia – con gli stessi servizi prima del 2018 – e del reparto di ortopedia». Ma anche «il potenziamento del servizio di radiologia, la riqualificazione del laboratorio di analisi e interventi che possano garantire un effettivo supporto al pronto soccorso». E ancora: «Il mantenimento dei servizi ambulatoriali presenti, con l’aggiunta di urologia, pneumologia e dermatologia, insieme a un potenziamento di neurologia e con la piena realizzazione del progetto dell’ostetrica di famiglia».

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