Arcisate, operaio ricatta il datore: «Soldi per tacere sui fusti non smaltiti»

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ARCISATE – Avrebbe chiesto al datore di lavoro 30mila euro per tenere la bocca chiusa su alcuni fusti di gasolio sotterrati in azienda ad Arcisate, ma che in realtà avrebbero dovuto essere smaltiti. E per questo l’uomo, un operaio di 59 anni, è finito a processo in tribunale a Varese con l’accusa di tentata estorsione. L’esistenza di tali fusti però è ancora tutta da accertare. Probabilmente nella prossima udienza, quando sarà sentito l’imputato, il quale dovrà rispondere a domanda diretta.

Il furto dei fusti

L’uomo, poi licenziato a seguito dei fatti – che risalgono a tre anni fa – deve inoltre rispondere di furto per altro gasolio che sarebbe stato sottratto all’impresa con sede in Valceresio, e portato ad altre persone estranee all’azienda stessa. Non è chiaro se poi li abbia venduti o altro. Davanti al giudice è emerso che all’epoca dei fatti, tra la primavera e l’estate del 2020, il datore di lavoro, che si è costituito parte civile nel procedimento, si era insospettito per dei consumi extra di gasolio. Circa 2mila euro al mese, poi collegati dalla Procura alle presunte sottrazioni dei fusti, che sarebbero state documentate dalle telecamere presenti in azienda.

Il clima di tensione

Sempre in azienda, l’uomo ora a processo era entrato più volte in conflitto con i superiori. Ne ha parlato in udienza la moglie del titolare: «Dopo il lockdown si è lamentato perché la busta paga non era in linea con le precedenti – ha raccontato la donna parlando dell’imputato – ma per il Covid ci eravamo fermati e c’era stata la cassa integrazione. Pretendeva più soldi, e un giorno dopo avermi urlato contro ha cercato di alzare le mani. Sono riuscita a bloccarlo». Poi era scattata la denuncia.

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