Sentiero del Silenzio, il figlio della Segre a Saltrio: «Camminiamo nella memoria»

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Alberto Belli Paci, figlio primogenito di Liliana Segre

SALTRIO – «Pensare che oggi c’è qualcuno che celebra quest’incredibile storia con questo percorso non solo è encomiabile, ma è estremamente commovente. Penso che sarà un monito per le giovani generazioni per continuare, camminandoci dentro, il percorso della memoria». Così Alberto Belli Paci, figlio di Liliana Segre (l’intervista nel video qui sotto) ha voluto esprimere la gratitudine sua personale e della madre per l’iniziativa del Sentiero del silenzio, che sarà inaugurato il prossimo 8 dicembre tra Viggiù e Saltrio, a 80 anni esatti del tentativo di fuga della senatrice a vita, allora 13enne, verso la Svizzera.


Emozione e gratitudine

Il primogenito di Liliana Segre è intervenuto oggi pomeriggio, martedì 14 novembre, alla presentazione del programma di eventi promossi per l’Immacolata da Amo – Amici del Monte Orsa, che si è svolta presso la Biblioteca di Saltrio alla presenza anche dei ragazzi delle scuole. «Sono molto emozionato e colpito da quest’iniziativa – ha detto Belli Paci – è un’impresa bellissima a cui la mia famiglia è estremamente grata». Ha poi ricordato quanto avvenne l’8 dicembre del 1943, quando sua madre e suo nonno raggiunsero il confine elvetico con la speranza di trovare la libertà. «Arrivavano da Milano e non erano abituati a percorrere sentieri nei boschi. Sotto la pioggia e al freddo raggiunsero il confine pensando di aver trovato la salvezza ma con il senso di colpa di aver lasciato a casa delle persone malate come il mio bisnonno che non poteva fare quel percorso. Ma ad Arzo non vennero consegnati al capo opposto della dogana che era la persona incaricata a decidere sul loro destino: fu un ufficiale a rimandarli in Italia». Poco dopo Liliana Segre fu arrestata e non potè così ritentare la fuga. «Altrimenti penso che ci avrebbe riprovato», commenta il figlio.

Cosa accadde alla frontiera

Quello che accadde alla frontiera di Arzo è stato ricostruito in un documentario intitolato “Arzo 1943” prodotto dalla Rsi, la Radiotelevisione svizzera (visibile a questo link). In 1 ora e 38 minuti di interviste e ricostruzioni storiche il regista Ruben Rossello ha cercato di fare luce sul perché del respingimento, una storia che anche oltre confine è rimasta per molto tempo con contorni poco chiari. In base a quanto ricostruito nel docufilm alla dogana di Arzo l’80% circa degli ebrei in fuga dall’Italia venne accolto (percentuale superiore a quanto avvenne nell’intera Svizzera), ma ci fu una finestra temporale in cui la Confederazione si era particolarmente irrigidita. Proprio in quel periodo era stata cambiata la guarnigione di soldati della dogana di Arzo e probabilmente chi era presente al passaggio di Liliana Segre e di suo padre non aveva ben imparato le regole di ingaggio dell’epoca. Gli adulti con bambini infatti dovevano essere accolti, ma così non fu. Nel docufilm, girato in parte anche in Italia, si ricostruisce questa storia. Sarà proiettato in due occasioni: il 2 dicembre alle 16 al Cinema Plaza di Mendrisio e il 7 dicembre alle 20.30 alla Soms di Viggiù.

Un sentiero nel bosco

La mattina seguente, l’8 dicembre, verrà invece inaugurato il Sentiero del Silenzio, promosso dagli Amici del Monte Orsa proprio per ricordare i fatti di 80 anni fa. Il percorso ha una lunghezza di circa 4 km e parte da piazza Albinola a Viggiù: da qui si sale verso la via delle ville e si entra nel bosco. Il sentiero è quasi tutto nel verde e sarà percorribile tutto l’anno: sarà presto posizionata la segnaletica apposita, su cui si potranno trovare anche dei qr code che permettono di ascoltare una voce che spiega in prima persona l’avventura vissuta da Liliana Segre, attraverso il suo racconto autobiografico di quell’esperienza. «Il sentiero è proprio quello che fu percorso da Liliana Segre – ha spiegato Claudio Gavarini, consigliere degli Amici del Monte Rosa – abbiamo cercato di ricostruirlo il più fedelmente possibile».

In cima l’installazione


Il sentiero si conclude nei pressi della big bench di Saltrio, dove era situata la dogana con la Svizzera. Nel giorno dell’8 dicembre qui sarà posizionata un’installazione che vuole simboleggiare proprio una dogana (nell’immagine qui sopra un’anteprima). Ai piedi saranno rappresentate delle impronte, che ricorrono anche nel logo del sentiero disegnato da Andrea Magnoni. Quindi a completare l’installazione le due valigie di Liliana Segre e del padre. Infine la scelta del nome del sentiero, dedicato al silenzio che accompagnò la fuga verso la Svizzera. L’iniziativa si svolge in collaborazione con le amministrazioni comunali di Saltrio, Clivio e Viggiù, presenti oggi alla presentazione rispettivamente con i sindaci Maurizio Zanuso e Giuseppe Galli e la vice Maristella Daolio.

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