Bersani alla Tosi di Legnano: «Dopo le deportazioni non basta dire “mai più”»

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LEGNANO – «Non basta difendere la Costituzione. Non dobbiamo scinderla dai valori sociali affermati fin dal suo primo articolo laddove si afferma che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.  Per questo dobbiamo ridare soggettività e forza al lavoro, anche con una nuova legislazione. E che queste persone siano morte per niente o per qualcosa, tocca ancora a tutti noi deciderlo, ogni santo giorno». Così Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd e ministro dello sviluppo economico, attuale presidente dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Piacenza, ha concluso il suo intervento oggi, venerdì 19 gennaio, nello stabilimento della Franco Tosi a Legnano alla commemorazione delle deportazioni nazifasciste avvenute nella fabbrica 80 anni fa, molto partecipata (nelle foto e nel video).

Mentre i precedenti relatori, in rappresentanza dei sindacati e delle amministrazioni locali, hanno colto l’occasione per parlare della guerra a Gaza e delle manifestazioni neofasciste ad Acca Larenzia, Bersani ha preferito sottolineare il ruolo dei lavoratori nella società, ieri come oggi, «di cui è curioso si parli poco. Grazie di avermi invitato in questa cattedrale del lavoro – ha esordito – In un posto così si va al dunque, che è rendere omaggio ai deportati della Franco Tosi, senza retorica. E per farlo, come diceva Primo Levi, dobbiamo metterci conoscenza, riflessione e impegno.

«L’Italia è l’unico posto in Europa dove i lavoratori hanno avuto un ruolo di protagonisti nella Resistenza e nella lotta al nazifascismo. Una vicenda che ne ha fatti poi i protagonisti della Costituzione e del radicamento dei suoi valori negli anni successivi».

Sul palco anche studenti di medie e superiori

Dopo aver ricordato i sindacalisti uccisi e i partigiani licenziati negli anni del dopoguerra, l’ex ministro ha concluso rivolgendosi ai ragazzi dell’istituto superiore “Carlo Dell’Acqua”, del liceo “Galileo Galilei” e della scuola media “Franco Tosi” che prima di lui hanno letto dal palco riflessioni cariche di partecipazione emotiva sulla loro visita nei campi di sterminio nazisti e ripercorso gli orrori di coloro che ne furono vittima, attraverso le loro stesse testimonianze.

«Davanti a queste cose che avete ricordato, la prima reazione è mai più. Sconsiglio di prenderla, perché così è consolatorio. Guardiamoci attorno: è ancora così, anche se in altre forme. Ci vuole il coraggio di una reazione realistica. La volontà di potenza, di predominio, di prevaricazione è inguaribile nella società e forse anche nel cuore dell’uomo. Quindi il compito della politica, di tutte le agenzie educative, la famiglia, la scuola, l’arte, la comunicazione è tenere a bada questa bestia tutti i giorni, rendere l’uomo più umano cioè più capace di vivere con gli altri, che siano simili o diversi».

L’esponente del Partito democratico ha quindi condotto una riflessione sul rapporto tra ideologie e avvenimenti. «I fatti nascono sempre dalle idee. Chiediamoci quali sono le idee che hanno generato i fatti che ricordiamo oggi: il mito o la fascinazione della forza, della violenza e delle armi, fino a coltivare un desiderio di guerra; la disuguaglianza fra esseri umani come criterio e valore partendo dalle differenze, idea che porta al capro espiatorio; e un’idea astratta, mistica dello stato e della nazione, con un capo che non deve avere niente di mezzo nel suo rapporto con il popolo e che taglia i confini tra i diversi poteri perché tende a riassumerli in un potere solo».

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