Busto, a spegnere i nuovi lampioni non è il Covid-19, ma un ricorso al Tar

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BUSTO ARSIZIO – Illuminazione pubblica: si spegne la luce. Ma a imporre lo stop alla tanto attesa, invocata e promessa rivoluzione dei lampioni, più che il coronavirus è ora un ricorso al Tar. Insomma, seppur non si sa ancora di quanto, tra emergenza da affrontare e tempi della burocrazia giudiziaria, le date dell’inizio lavori si allungano.

Al momento non si conoscono nel dettaglio i motivi per cui la questione illuminazione pubblica sia oggetto di ricorso. Della questione se ne è parlato oggi, venerdì 10 aprile in giunta, dove si è votato la deliberazione per la resistenza in giudizio del Comune.

A quanto pare, a sollevare dubbi sulla corretta procedura di assegnazione dell’appalto, è stata la società francese che si è aggiudicata il project finacing, cioè la Citelum. Poi scalzata dall’A2A, che ha fatto valere il diritto di prelazione sui lavori da eseguire ribassando la propria offerta alla pari di quella transalpina. Del resto non era un mistero che sull’ottimismo del primo cittadino aleggiasse la possibilità di un ricorso. Che è puntualmente arrivato. E nel quale si chiede l’annullamento della determina con cui Palazzo Gilardoni ha affidato l’articolato piano di illuminazione alla A2A.

Quel che accadrà ora è tutto da vedere. Anche perché molto dipende dal Tar. Che potrebbe confermare la richiesta di sospensiva e quindi di fatto congelare la possibilità di proseguire con l’iter, oppure riservarsi di approfondire e dare una sentenza di merito. Strada che sulla carta darebbe l’opportunità all’amministrazione di procedere, ma con una spada di Damocle sulla testa. Insomma, dire oggi quando le strade e le piazze di Busto potranno tornare ad essere illuminate la notte è davvero difficile dirlo.

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