Busto, Accam: aumentano le tariffe. Sindaci con le spalle al muro

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BUSTO ARSIZIO – Aumentare le tariffe di conferimento o far fallire Accam.  Sull’inceneritore di Busto i sindaci sono con le spalle al muro. I primi cittadini, infatti, non hanno votato l’adeguamento, ma hanno dato mandato alla società di intraprendere tutte le iniziative necessarie per raggiungere i due obiettivi più urgenti: ripianare il passivo e completare la procedura verso l’in-house. In altre parole, l’aumento arriverà. I sindaci però non si sono presi la responsabilità di votarlo: «E’ competenza della società, non dell’assemblea stabilire i costi di conferimento».

Si è tenuta questa ieri sera, giovedì 28 giugno, l’assemblea dei soci Accam. Durante la riunione è stato presentato il progetto di bilancio. Documento che dovrà essere approvato entro luglio. Ma prima di quella data occorre intervenire per sanare il rosso in bilancio segnato nell’anno 2017. Passivo causato dall’anticipo di una serie di ammortamenti in vista della fatidica data del 2021 e appesantito anche dall’investimento di 3 milioni e 500 mila euro per la sostituzioni dei filtri per ridurre le emissioni.

Ma a fare di Accam un “cane che si morde la coda” c’è anche il processo di trasformazione della società che dovrà diventare in-house. Un passaggio che si potrà fare solo nel momento in cui il fatturato di Accam deriva per l’80% dai comuni soci. Soglia che oggi sfiora il 65%. Troppo poco. Non basta.

In entrambi i casi quindi, ovvero sia per arrivare al pareggio, sia per raggiungere la percentuale richiesta di fatturazione, c’è solo una strada: ed è quella dell’aumento delle tariffe. Opzione illustrata e sottoposta al vaglio dell’assemblea dei soci, ovvero dei sindaci. Secondo i calcoli fatti da Accam, quindi, i comuni che portano i rifiuti all’impianto, dovrebbero pagare 95 euro a tonnellata per l’umido contro gli attuali 85 e 110 contro i 95 euro per l’indifferenziato. Con in più, per quanto riguarda l’indifferenziato una retroattività per tutto il primo semestre. Apriti cielo. E se da un lato il sindaco di Arsago Claudio Montagnoli ha buttato lì l’ipotesi di rivolgersi altrove, poiché costerebbe meno, Castellanza, conti della serva alla mano, dovrebbe sborsare 100 mila euro in più all’anno.

Un cul de sac che la mozione presentata dal sindaco di Gallarate Andrea Cassani e votata dal’80% dell’assemblea non risolve. Semmai ributta la palla nelle mani della società, la quale ora ha pieno mandato per decidere (ma a questo punto già si sa) cosa fare. Nel documento poi viene indicata anche un’ulteriore azione “salvagente”: allargare a nuovi soci.

Durante l’assemblea poi il presidente di Accam Laura Bordonaro ha anche abbozzato il futuro dell’inceneritore. Senza entrare però ancora nel dettaglio. Al momento le 5 ipotesi sul domani dell’impianto sono state presentate qualche tempo fa durante una riunione  informale ai sindaci. Quel che si sa è che sul tavolo ci sono gli  scenari che vanno dalla chiusura immediata con bonifica, al mantenimento della società con riconversione dell’attività. Ma anche la possibilità di continuare a conferire, smaltire e incenerire anche oltre quella linea temporale che fissa la dead line tra tre anni. Anche se molti hanno il timore che la fine, più si avvicina, più si trasforma in un miraggio. 

 

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