Più della legionella può l’inadeguatezza di chi comanda

busto legionella ats comune

Il Partito democratico sfrutta l’occasione per sottolineare le lacune gestionali e informative sul caso legionella a Busto Arsizio. Fa il proprio mestiere d’oppositore e la butta in politica. A servirgli su un piatto d’argento le motivazioni per le aspre critiche rivolte agli enti responsabili della salute pubblica sono però gli stessi vertici istituzionali locali, amministrativi e sanitari, che, con l’incomprensibile traccheggio attorno alla preoccupante vicenda, hanno messo in luce il peggio di sé. I ritardi sulle comunicazioni alla cittadinanza e sulle precauzioni da prendere, di cui anche Malpensa24 ha dato ampio conto, spalancano l’uscio a diverse considerazioni. E a qualche sospetto. Il più pesante dei quali riguarda il tentativo di silenziare il pericolo, confidando nel fatto che potesse passare sottotraccia fino a esaurirsi da solo.

Difficile credere che ai livelli alti abbiano potuto architettare un simile comportamento. Se così fosse – ma siamo certi che non può essere andata in questo modo – non ne avremmo mai la prova, tanto da giustificare una richiesta collettiva di dimissioni: i diretti interessati si preoccuperebbero soprattutto di dissimulare la loro inaccettabile strategia. Più facile pensare a una sottovalutazione del problema, o a una mancanza di canali comunicativi tra Regione, Ats e Comune. Fino al punto che persino i decessi e le persone attaccate dal batterio risultassero conseguenze di episodi sporadici, addirittura insignificanti rispetto a una possibile diffusione della legionella nella comunità. Ma anche qui saremmo in una sorta di terra di mezzo, in cui i politici e i tecnici deputati a garantire la massima sicurezza avrebbero enormi responsabilità, tanto da dover lasciare i loro incarichi. Tanto più se la sottovalutazione fosse figlia della negligenza. Siamo però pronti a scommettere che non sentiremo né una plausibile spiegazione né una assunzione di responsabilità. Tanto meno una parola di scuse verso i bustesi, giustamente preoccupati, meglio, impauriti dal batterio e dalle insicurezze dei loro amministratori. Figurarsi evocare la dimissioni.

Ciò a cui stiamo già assistendo è il più classico degli scaricabarile, come sempre succede quando le emergenze sono gestite male e producono effetti a volte devastanti. Vogliamo parlare della strage per il Covid-19 a causa della mancata chiusura di alcune zone della Lombardia? Le colpe sono sempre degli altri, la Regione che accusa il Governo, il Governo che accusa la Regione. Altri sbocchi, altro discorso. Però i pasticci di questi giorni a Busto Arsizio riflettono, per fortuna in un contesto molto meno drammatico, le stesse situazioni riguardanti il coronavirus. Con una incapacità e una inadeguatezza diffuse nel risolvere situazioni veramente critiche, che espongono tutti al pericolo. E con un dilettantismo comunicativo senza precedenti, a Busto Arsizio e da parte della stessa Ats. Quasi che l’immediata e completa informazione implichi qualcosa di inopportuno per chi intende l’incarico pubblico come una faccenda privata. Persino di fronte alle emergenze più spinose, attorno alle quali operare in sintonia, con una regia, un coordinamento efficace e senza reticenze. Ma il fare squadra e la trasparenza sono aspetti che si spendono soltanto nei programmi e nella teoria, raramente nella realtà. In modo particolare quando bisogna salvare la faccia, per non dire altro.

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