Da Busto l’appello per una rivoluzione culturale che riformi il sistema carcerario

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BUSTO ARSIZIO – “Carcere e pandemia all’epoca del populismo”, la terza Giornata di Studio promossa dalla Camera Penale di Busto Arsizio affronta un tema di “scomoda” attualità in un doppio evento che ha visto l’altro ieri, venerdì 29 gennaio, i relatori Lorenzo Parachini, responsabile dell’Osservatorio Carcere Camera Penale di Busto Arsizio, Benedetta Rossi, magistrato di sorveglianza al Tribunale di Varese, Concetto Daniele Galati, componente commissione iniziative legislative dell’Unione Camere Penali Italiane, Domenico Pulitanò, professore emerito di Diritto Penale dell’Università Bicocca di Milano, Riccardo De Vito, magistrato di sorveglianza del Tribunale di Sassari e presidente Magistratura Democratica e Riccardo Polidoro, responsabile dell’Osservatorio Carcere dell’Unione Camere Penali Italiane, affrontare il “Legislatore dell’emergenza e (di)sumanità della pena“. Ha moderato il dibattito Roberto Aventi, responsabile della Scuola Territoriale della Camera Penale di Busto Arsizio.

Tema scomodo e molto attuale

Ieri, sabato 30 gennaio, Rita Bernardini, componente del consiglio generale del partito Radicale, Roberto Giachetti, deputato di Italia Viva, Giorgio Varano, responsabile della comunicazione dell’Unione Camere Penali Italiane e Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane, si sono confrontati sul tema “Carcere: Ancora oggi un luogo senza cielo e aria”. Il dibattito è stato moderato dal presidente della Camera Penale di Busto Arsizio Samuele Genoni (qui il link del canale Youtube della Camera Penale con gli interventi). A lui è affidata la sintesi di un evento (da remoto) estremamente partecipato e di stretta attualità: locale, dopo i fatti registrati nelle case circondariali di Busto Arsizio (diventato un focolaio Covid a dicembre) e Varese (con la rivolta di alcuni detenuti settimana scorsa), e nazionale viste le proteste, anche violente, registrate nelle carceri di buona parte d’Italia.

Problematiche antecedenti la pandemia

Il presidente della Camera Penale di Busto Arsizio Samuele Genoni

«La pandemia – spiega Genoni – Altro non ha fatto che rendere estremamente evidenti problematiche in realtà presenti da anni». A cominciare dal sovraffollamento. «Che è sicuramente una delle principali criticità, ma non l’unica. E’ indubbio che quello del sovraffollamento è un problema presente nella casa circondariale di Busto Arsizio come in molte altre case circondariali italiane. E’ un problema, però, che non può essere risolto costruendo altre carceri. Questo anzi amplificherebbe la problematica». Come intervenire? «Applicando correttamente la norma – spiega Genoni – Non abusando, ad esempio, della custodia cautelare in carcere ma applicare tutte quelle forme alternative della limitazione della libertà che la legge consente». Servono però gli strumenti. E questa è un’altra problematica. «E’ evidente che se un indagato può essere sottoposto alla misura degli arresti domiciliari ma un domicilio non ce l’ha c’è la necessità di realizzare strutture adeguate allo scopo – spiega il presidente della Camera Penale bustocca – E’ altrettanto evidente che se, come annunciato a livello nazionale, si annuncia la possibilità di utilizzare braccialetti elettronici per l’osservaza delle limitazioni da parte di indagati sottoposti a misura ma i braccialetti si scoprirà poi non ci sono, il problema non sarà mai risolto. Perché il carcere, a causa di carenze strutturali e di sistema, appare molto spesso quale unica via. E così non dovrebbe essere a normativa».

Sovraffollamento e carenze d’organico

E ancora la carenza di organico: sia sul fronte degli agenti di Polizia Penitenziaria, che su quello del personale amministrativo che degli educatori. «Un pieno organico reale è fondamentale nella gestione delle strutture detentive – spiega Genoni – Certo che se questo organico viene calcolato sulla base della giusta “capienza” della casa carceraria che si rivela poi sovraffollata e se il conteggio comprende figure professionali in realtà in maternità o trasferite ad altro carcere registriamo una disfunzione importante». Quello che si auspica «E’ una visione complessiva a lungo termine», aggiunge Genoni. Che non interviene normativamente su problemi “emozionali”, ad esempio: tre incidente in tre giorni e allora arriva il reato di omicidio stradale. Che non badi alla pancia, insomma, ma alla legge e garantisca la finalità della pena. Che in Italia è rieducativa.

Populismo elettorale

E qui si arriva al populismo. «Un temo che come Camera Penale abbiamo già affrontato. Un tema che è strettamente legato alla politica e che ci muove nel promuovere il più possibile a livello sociale la realtà delle cose. Perché poi davanti a dati inconfutabili l’opinione cambia». La linea di tendenza oggi è (dal politico all’elettore) «Carcere e buttiamo la chiave per sempre». «Il punto è proprio questo – spiega Genoni – Agire in modo lungimirante sulla situazione carceraria in Italia, pacificamente, non porta voti. Al contrario ragionare per slogan, semplificare, cavalcare il giustizialismo è premiante oggi in Italia è premiante sul fronte dei consensi. Lo si vede ad esempio sulla riforma giudiziaria in discussione. Il tema della prescrizione da cancellare rientra in quest’ambito. Ed è qui che noi consideriamo un dovere dare l’esatta visione della situazione che è molto lontana dagli spot elettorali. Arrivare all’opinione pubblica che poter conoscere l’esatta realtà dei fatti per poter decidere». L’impegno per la Camera Penale di Busto e per l’Unione delle Camere Penali Italiane è di fatto quello di sollevare una rivoluzione culturale.

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