Cacciari a Varese: «L’assenza dell’Europa “pesa” sulla guerra in Ucraina»

VARESE – «Siamo in una situazione drammatica, con una guerra molto vicina e in cui pesa l’assenza dell’Europa nel ruolo di soggetto mediatore». Queste le parole del filosofo Massimo Cacciari che arriva all’università dell’Insubria di via Ravasi accompagnato dal professor Fabio Minazzi per la lectio magistralis all’interno del progetto Giovani Pensatori, davanti a una numerosa platea di liceali.

La guerra nel corso della storia delle filosofia

Pace e Guerra oggi” Questo il titolo della lezione magistrale che il filosofo, già sindaco di Venezia ed ex europarlamentare, ha tenuto questa mattina nell’aula magna dell’ateneo di via Ravasi. Argomento di stretta attualità se si pensa al conflitto tra Ucraina e Russia, ma che il professore ha declinato seguendo il sottile filo della storia del pensiero filosofico. Punto di partenza Eraclito, passando per le Crociate – «Guerre giuste, poiché in questo caso c’era un “terzium”, la Chiesa, a “certificarle” come tali» -, per arrivare ai conflitti tra Stati – «periodo in cui ogni guerra è considerata “giusta” dallo Stato che la dichiara» e terminare con le rivoluzioni, «le quali sovvertono di nuovo l’ordine delle cose».

Mai così tante guerre come in questi anni

Cacciari poi ha messo sul tavolo una riflessione alla quale spesso non si dà peso. «Il lungo periodi di pace che la mia generazione ha vissuto è un fatto straordinario solo per “l’isola geografica” che comprende l’Europa occidentale, l’America e il Giappone. Per il resto negli ultimi 40 anni nel resto del mondo si sono combattute tantissime guerre, dire mai così tante e in alcuni casi mai così cruente».

Il ruolo dell’Europa che non c’è

Ed è stato nel concludere il suo percorso che Cacciari ha sottolineato l’importanza di essere europeisti, ma anche la necessità di costruire quest’Europa. «Per mettere fuori legge la guerra sarebbe necessario che uno Stato anzi, ogni Stato, assumesse nella Costituzione la necessità, non l’opzione, di perseguire ogni forma di dialogo, escludendo la guerra, nella risoluzione dei problemi. E questo sarebbe il primo passo. E dovrebbe farlo anche l’Europa, che al momento non è una casa comune. Casa comune che va costruita sui principi dei padri fondatori: solidarietà e sussidiarietà. Solo così potranno nascere gli Stati Uniti d’Europa, ma soprattutto quel soggetto politico unico e che potrebbe esercitare un ruolo di mediatore in una situazione come il conflitto ucraino».