Caianiello cerca di evitare il carcere. Cassani deciso a provare la sua innocenza

nino caianiello

GALLARATE – Nino Caianiello (nella foto) chiederà di patteggiare. Gli avvisi di conclusione indagini per l’inchiesta Mensa dei poveri, che il 7 maggio 2019 aveva portato, tra gli altri, anche all’arresto dell’ex ras di Forza Italia in provincia di Varese, sono stati tutti notificati. Compreso quello al sindaco di Gallarate Andrea Cassani che, difeso dall’avvocato Cesare Cicorella, non esclude di poter chiedere nei prossimi giorni di essere interrogato dai pm milanesi titolari dell’inchiesta.

Pena congrua per evitare il carcere

La procura di Milano si prepara a depositare le richieste di rinvio a giudizio: gli indagati compariranno in sede di udienza preliminare davanti ai giudici milanesi il prossimo 12 novembre. E in queste settimane le diverse strategie difensive andranno delineandosi. «Credo che sia indubbio che Nino Caianiello abbia fattivamente collaborato con gli inquirenti – spiega Tiberio Massironi, difensore del Mullah – A mio parere è innegabile che gli debba essere riconosciuta l’attenuante della collaborazione». La legge Spazzacorrotti oggi equipara il reato di corruzione a quelli per terrorismo o mafia. «In questo senso il reato è ostativo alla possibilità di tentare di definire un patteggiamento con pena congrua – aggiunge Massironi – Tuttavia in caso di collaborazione, così come accade per chi è accusato di reati per mafia, il riconoscimento di questa attenuante consente l’accordo. Ed è ovviamente in questa direzione che vorremmo muoverci». L’obbiettivo è quello di evitare il carcere. In caso di patteggiamento sino a 4 anni Caianiello potrebbe ottenere la messa in prova quale alternativa per scontare la pena. «Qualora non raggiungessimo un accordo per una pena congrua – conclude Massironi – La scelta cadrà sulla richiesta del rito abbreviato».

Non escludiamo di farci interrogare dai pm

Respinge al mittente ogni accusa, come del resto ha sempre fatto dal momento in cui è trapelata la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati per due presunti casi di turbativa d’asta, il sindaco di Gallarate Andrea Cassani. «Ho a lungo parlato con il mio assistito – spiega l’avvocato Cicorella – Non è mai stato coinvolto, né è mai venuto a conoscenza di presunti accordi illeciti per la nomina di legali o per l’affidamento dell’incarico per redigere il nuovi Pgt di Gallarate. Si tratta di calunnie, non di accuse, perché di questo si tratta, formulate a suo carico da qualcuno probabilmente molto ansioso di raggiungere un accordo per un patteggiamento o per tornare in libertà». Accuse che, come ribadito in diverse occasioni da Massironi, Caianiello non ha mai confermato in sede di interrogatorio. «E questo potrebbe rappresentare, una volta verificato, un forte elemento difensivo a nostra disposizione – dice Cicorella -.Parlarne adesso è comunque prematuro. Prima dovremo esaminare gli atti. Ad oggi non abbiamo ravvisato nulla che possa portare ad un rinvio a giudizio a carico del mio assistito. Se si tratta di congetture dei pm, allora queste valgono esattamente quanto le nostre. Abbiamo 20 giorni per presentare tutti gli elementi difensivi a nostra disposizione. Non escludiamo niente, nemmeno la possibilità di chiedere di essere interrogati dai pubblici ministeri». Fatto che Cassani aveva chiesto immediatamente dopo l’aver appreso di essere indagato «Senza alcun esito, aggiungo», conclude Cicorella. Cassani, tra l’altro, nella prima ordinanza, quella eseguita il 7 maggio di un anno fa il sindaco di Gallarate veniva definito dai pm come unico baluardo all’inserimento di una variante puntuale al Pgt in relazione all’area di via Cadore dove avrebbe dovuto essere spostato un nuovo e più grande supermercato Tigros.

Bilardo, Petrone & Co riproveranno a patteggiare

Infine gli 11 indagati che nel novembre scorso si erano visti rigettare dal gip la richiesta di patteggiamento: il giudice per le indagini preliminari aveva definito non congrue (troppo basse) le pene concordate. Tra questi compaiono i nomi di Alberto Bilardo, braccio destro di Caianiello, Stefano Besani, avvocato di Gallarate vicino al mullah, Laura Bordonaro, ex presidente di Accam spa, Marcello Pedroni, ex consigliere di Prealpi servizi, Alessandro Petrone, ex assessore all’Urbanistica di Gallarate e definito da altri in sede di interrogatorio lo yes man di Caianiello, l’ intermediario Pier Michele Miano e l’imprenditore Pier Tonetti. Tutti torneranno in aula il 12 novembre tornando a chiedere di poter patteggiare.

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