Caianiello: “Sono rimasto senza un euro”. Lo aiutano i figli e gli amici

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GALLARATE – Gli rimane da scegliere il rito con cui essere giudicato. Patteggiamento? Strada più facile, anche se subordinata al via libera di procura e gup. Di sicuro c’è che Nino Caianiello, l’ex dominus della politica del Varesotto, lato Forza Italia, nei guai giudiziari per concussione e altri presunti reati, ha finito la maratona degli interrogatori a cui è stato sottoposto nell’ambito dell’inchiesta Mensa dei poveri. Ore e ore davanti ai magistrati per raccontare, ammettere, confutare, rivelare, spiegare, difendere e, attenzione, accusare.

Un tour de force necessario per mettere a fuoco il complesso scenario apertosi nel maggio scorso con una batteria di arresti e coinvolgimenti per un centinaio di indagati, tutti ricompresi nella clamorosa indagine della procura di Milano. La maggior parte di loro è chiamata a presentarsi il 25 maggio prossimo all’udienza preliminare, nella quale dovrebbero confluire anche Caianiello e gli altri coimputati che avevano scelto il patteggiamento, poi respinto dal gup Maria Vicedomini. “Stiamo aspettando la notifica della conclusione delle indagini – avverte Tiberio Massironi, il difensore dell’ex mullah berlusconiano – dopo di che decideremo come muoverci”.

Indagini concluse

Per dirla in un altro modo, si stanno per tirare le somme di un lungo lavoro investigativo che ha di fatto decapitato il vertice di Forza Italia in provincia di Varese. La parola ora passa ai giudici. Nel frattempo, Nino Caianiello ribadisce ciò che ha sottolineato più volte nel recente passato, comunque all’indomani della sua scarcerazione: “Non ho più un euro”. Dichiarazione che smentisce le voci del “tesoro” che egli avrebbe accumulato negli anni con le famose decime, cioè le retrocessioni di denaro di professionisti e politici che avevano ottenuto incarichi e posti grazie alla sue intercessioni. Settanta milioni di euro, la cifra che Caianiello avrebbe nascosto da qualche parte in Svizzera, o chissà dove. Una voce, una supposizione; più facilmente una bufala alla luce delle indagini della magistratura che in merito non sono approdate a nulla.

La colletta degli amici

E allora? “Allora tiro avanti con l’aiuto della mia famiglia, dei mei figli” ammette il diretto interessato. Che giura di non essere a conoscenza di una colletta avviata da un gruppo di amici, pronti a dargli una mano economicamente. “Non so nulla di questa iniziativa. D’altra parte io non ho chiesto nessun intervento del genere. Ci mancherebbe, anche soltanto per una questione di dignità”. Eppure, qualcuno sta davvero telefonando in giro per recuperare denaro da consegnare poi allo stesso Caianiello. Il quale attende l’ufficializzazione dell’associazione solidaristica avviata a Varese sotto l’egida di Agorà, il sodalizio culturale e politico che ha tenuto banco a lungo in provincia, ora in trasformazione in una società di assistenza alle categorie sociali più deboli. A giorni dovrebbe essere pronto lo statuto. “Ma io sarò soltanto un semplice socio, senza incarichi dirigenziali” taglia corto l’ex forzista mettendo in chiaro che il suo futuro non prevede altro che la resipiscenza: “Ho già ammesso i miei errori, l’ho detto al pm Furno e ribadito a tutti i suoi colleghi che in questi mesi mi hanno interrogato. La mia vita è già cambiata”.

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