Nei Cfp del Varesotto studenti a confronto sulle violenze. Le ragazze più sensibili

VARESELe ragazze sono più sensibili rispetto ai loro coetanei maschi per quanto riguarda il tema delle violenze e delle discriminazioni. È quanto emerge dai risultati del progetto Becoming, che ha coinvolto 150 studenti dei Cfp del Varesotto con momenti di formazione e apprendimento dedicati al fenomeno. L’incontro di restituzione finale si è svolto oggi, lunedì 21 novembre, a Villa Recalcati, alla presenza dei formatori e delle istituzioni.

Aumenta la consapevolezza

Quello odierno è stato dunque il momento dell’analisi dei risultati del progetto, che si è svolto nello scorso mese di ottobre su iniziativa della Provincia di Varese e della consigliera di parità della Provincia. Su circa 150 ragazzi coinvolti (con una leggera maggioranza di studentesse) sono stati raccolti 126 questionari, che hanno permesso di valutare la risposta dei partecipanti. Il 50% di loro ha definito interessante il percorso, il 30% molto interessante. Solo il restante 20% lo ha ritenuto poco o per nulla interessante. Entrando nel merito dei temi affrontati l’80% degli studenti dopo gli incontri pensa di aver maggior consapevolezza sulla violenza di genere, percentuale che sale fino all’87,3% per quanto riguarda il femminicidio. I ragazzi sono stati coinvolti in discussioni sollecitate da immagini e da alcuni casi che riguardano questi fenomeni. Tra le reazioni più comuni i sentimenti di tristezza e rabbia. Al termine del percorso gli studenti hanno sottolineato la volontà di approfondire diversi argomenti, in particolare violenza sessuale, disabilità, omofobia e transfobia, femminicidio e stereotipi.

Più sensibili le ragazze

A fornire un feedback sul progetto sono stati nell’incontro di oggi gli insegnanti: dalle loro parole emerge un interesse più alto sul tema da parte della componente femminile. «Le ragazze hanno partecipato in modo molto attivo, mentre ho notato più indifferenza nei ragazzi, secondo me perché non vogliono pensare al problema», ha raccontato un’insegnante. «Anche da noi c’è stata differenza nell’approccio tra ragazze e maschi, che erano più disinteressati», ha aggiunto un collega. Quindi le testimonianze dirette degli studenti, o meglio delle studentesse: sono state alcune di loro a prendere parola. «I diritti per le donne sono cresciuti negli ultimi anni ma la capacità di decidere resta agli uomini. Nel lavoro gli uomini guadagnano di più e le donne sono sottovalutate», ha detto una ragazza. «Se una ragazza frequenta diversi ragazzi è una poco di buono, se lo fa un maschio invece viene ammirato», ha aggiunto un’altra studentessa. Infine una ragazza ha spiegato di essere stata molto colpita dal racconto della storia di Carolina Picchio, 14enne di Novara che nel 2013 si è tolta la vita dopo essere stata presa di mira per un video su internet. «Quando ho letto le sue ultime parole sono scoppiata a piangere a pensare che una ragazza di 14 anni ha fatto questo per colpa di persone immature».

Il progetto

Gli interventi di studenti e insegnanti si sono alternati a quelli delle formatrici Cristina Obber e Anna Maria Passaggio e dei rappresentanti delle istituzioni (nella foto sotto il tavolo dei relatori). A dare il benvenuto il consigliere provinciale Simone Longhini. «Il progetto è stato molto partecipato. Mi auguro che in futuro possa essere ampliato come numero di partecipanti e realtà scolastiche da coinvolgere». Quindi Anna Danesi, consigliera di parità della Provincia di Varese: «Ci sono tante forme di violenza difficili da riconoscere, quindi questo progetto è stato portato nei Cfp perché un confronto tra i giovani è doveroso: bisogna parlarne e bisogna rifletterci». In chiusura l’intervento di Rossella Dimaggio, assessore alle pari opportunità del Comune di Varese, che ha illustrato il funzionamento dei centri antiviolenza e ha spiegato le dinamiche della violenza di genere. «La violenza fisica è sempre prima sicuramente violenza psicologica – ha detto – la violenza di genere è una spirale che ha sempre le stesse caratteristiche: prima ti faccio sentire inadeguata e incapace, poi ti allontano da amici e familiari, poi ti rendo dipendente economicamente e poi ti offendo e ti metto le mani addosso, quindi ti chiedo perdono e ti dico che cambierò ma la violenza continua e ti dò la colpa per tutto. La prima cosa che dico alle ragazze è che non è colpa vostra. Siate responsabili di voi stesse e abbiate consapevolezza di quello che fate».