Tentato omicidio con ammoniaca a Cittiglio, l’imputato: «Ero drogato, non ricordo niente»

CITTIGLIO – «Avevo esagerato con l’alcol e la droga, non ricordo cosa sia successo. Non mi era mai capitato di avere un vuoto di memoria così».

Davanti ai giudici del tribunale di Varese nella mattinata di oggi, martedì 7 novembre, ha testimoniato il 29enne in carcere dallo scorso marzo con l’accusa di aver tentato di soffocare la zia acquisita usando uno straccio imbevuto di ammoniaca. E rispetto alle sue responsabilità per i gravi fatti che gli vengono contestati, il giovane – difeso dagli avvocati Corrado Viazzo e Valentina Commisso – ha parlato di un blackout totale dovuto all’abuso di stupefacenti.

L’aggressione in camera da letto

Blackout che ora gli impedirebbe di ricostruire esattamente il fatto, avvenuto di prima mattina, il 10 marzo scorso, nella camera da letto della quarantenne che in quel periodo ospitava il ragazzo, e che quel giorno si liberò dalla presa del suo aggressore dopo una breve colluttazione, e corse poi a chiedere aiuto alla vicina e a telefonare ai parenti stretti e al compagno, che era uscito poco prima per andare al lavoro.

La donna, che si è costituita parte civile ed è assistita nel procedimento dall’avvocato Simona Ronchi, ha confermato tutto in una precedente udienza, e ancora oggi è in cura da uno psicologo per affrontare le conseguenze della terribile esperienza.

Ricordi confusi invece, come detto, da parte dell’odierno imputato. «Potrebbe aver commesso il fatto?», gli ha domandato l’avvocato Ronchi. «Spero di no», ha risposto lui, che il 10 marzo aveva chiamato per primo i carabinieri, chiedendo di essere arrestato per paura di diventare nuovamente pericoloso, a causa delle sue condizioni. E si era fatto trovare in strada dai militari dell’Arma. Pronto per essere portato via.

Davanti al gip

Al gip il 29enne aveva parlato della dinamica dell’aggressione. Lo ha ricordato il pubblico ministero in udienza. «Ho ripetuto quello che mi era stato detto, ma non ero in me», ha ribattuto l’imputato, i cui ricordi si fermerebbero alla notte tra il 9 e il 10 marzo, trascorsa a casa della quarantenne a stordirsi di alcol e cocaina. Poi il buio totale.

Il percorso con il Sert

«Ma non sono un tossicodipendente», ha aggiunto il ragazzo nella sua testimonianza, durante la quale ha inoltre parlato del percorso che sta svolgendo con il Sert per poter cambiare vita: «Non voglio avere più niente a che fare con la droga, voglio pensare solo a crescere mia figlia».

Tensione fuori dall’aula

La bambina è nata quando il 29enne si trovava già in carcere per il tentato omicidio. La madre della piccola, dopo aver assistito all’udienza odierna, ha avuto un battibecco fuori dall’aula con la persona offesa. Un breve ma animato scambio verbale soffocato dall’intervento di avvocati e parenti.

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