Comi, truffa Ue prescritta tra un anno. La difesa: «Pagamenti in regola: sbagliò il consulente»

Il pubblico ministero Stefano Civardi e l'avvocato Gian Piero Biancolella

MILANO – Processo Mensa dei poveri: oggi, lunedì 13 febbraio, in aula è stato il giorno della difesa dell’europarlamentare Lara Comi. E l’avvocato Gian Piero Biancolella ha chiamato sul banco dei testimoni il consulente e attuale terzo erogatore di Comi Livio Campanile. L’esame più importante della giornata seguito dal lungo controesame del pubblico ministero Stefano Civardi.

Tutte spese rimborsabili

L’europarlamentare Lara Comi in aula durante l’udienza

In base alla testimonianza se i rapporti contrattuali con gli assistenti locali dell’europarlamentare avessero seguito le indicazioni UE tutto sarebbe stato rimborsabile. In sintesi tutto ciò che Comi spese sarebbe stato assolutamente rimborsabile, quindi in regola, se i contratti non fossero stati irregolari. Contratti gestiti dal primo terzo erogatore dell’eurodeputata, Gianfranco Bernieri nominato nel 2010 quando una giovanissima Comi fu eletta per la prima volta. Alla sua prima esperienza Comi si fece consigliare da Gabriele Albertini, politico navigato, nella scelta di Bernieri. Che prima disse all’eurodeputata – così anche Comi ha testimoniato in aula – che la nomina della propria madre quale primo assistenze fosse regolare – l’evidente conflitto di interesse portò Comi a rimborsare 100 mila euro all’Europa e l’assicurazione di Bernieri a rimborsare Comi per 94mila euro – poi suggerì di nominare la propria moglie per lo stesso posto.

Verso la prescrizione

Tutte le spese in capo a Comi sarebbero state assolutamente rimborsabili – e lo stesso Parlamento le avvallò – se le figure individuate – da Bernieri, secondo la difesa di Comi – non fossero state irregolari. Comi si fidò di un professionista che – sempre secondo i difensori – seguiva in prima persona contabilità e contratti. Conti alla mano secondo i difensori l’Ue versò a Comi, dopo aver verificato che ne avesse diritto, 271mila euro che l’eurodeputata utilizzò per pagare gli assistenti locali aggiungendone altri 60mila di tasca propria. «Risultano inoltre – ha concluso Biancolella – assegni per un ammontare di 80mila euro emessi da Bernieri ma non si sa a favore di chi». La linea difensiva è chiara: se illeciti furono commessi non lo furono da Comi che si affidò in tutto e per tutto a Bernieri a sua volta a processo insieme alla moglie. Tutti i capi di imputazione a carico di Comi collegati all’operato di Bernieri andranno in ogni caso prescritti tra un anno. Bernieri fu licenziato da Comi tra il dicembre 2015 e il gennaio 2016. Il reato di truffa si prescrive in 7 anni e mezzo. Questa parte delle imputazioni a carico dell’europarlamentare è destinata in ogni caso a chiudersi con un’assoluzione. L’europarlamentare è comunque motivata a dimostrare la propria estraneità ai fatti su tutta la linea.

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