GALLARATE – «Era un compagnone». Senza il riferimento politico, sia chiaro. Anche perché, da quel punto di vista, tradizione vuole che la famiglia si sia passata di generazione in generazione la tessera socialista e poi socialdemocratica. Lo racconta – fra gli altri – la sua vita di partito e l’impegno per Gallarate e per l’ospedale, come membro del consiglio d’amministrazione per vent’anni. Ricordi che ora riemergono nella voce rotta del figlio Roberto: ieri, 12 febbraio, è morto Sergio Campari all’età di 80 anni.
Don Camillo e Peppone
La ferita c’è, ma un sorriso scappa lo stesso: «In casa mia si vedevano scene alla Don Camillo e Peppone», dice Roberto. Il ricordo va ai pomeriggi in cui la fede socialista di papà Sergio e quella comunista dell’amico Cesare Sogni sfociavano in liti a toni sostenuti. Che però poi finivano inevitabilmente a «tavola insieme». E così per ogni esponente della politica gallaratese del tempo: «C’era rispetto, quello che purtroppo, nel tempo, si è perso. Motivo per cui è stata una classe amministrativa che è riuscita a far crescere Gallarate». Un esempio? «Quando si è battuto per avere l’unità coronarica in ospedale».
Non è un caso, infatti, se proprio il rispetto sia diventato il concetto che oggi fa da motore alla vita dei figli. È l’insegnamento che Roberto conserva: «Mio padre ci ha insegnato a essere generosi, ad aiutare gli altri. Senza pensare a un tornaconto personale».
Il ricordo
Poi però è arrivata la malattia, che ha colpito i polmoni. «Sembrava che questa volta ce la potesse fare», dice il figlio. Ma da quando è entrato in ospedale a Como a inizio gennaio – visto che «non abbiamo trovato assistenza in nessun ospedale del territorio» – non è più uscito. Ora resta il ricordo dei figli e dei famigliari: quelle storie di politica e associazionismo da tramandare. Pomeriggi in casa, tra amici di fede partitica diversa, che rimandano alla memoria l’immagine di un «compagnone».