Malato, da 2 mesi vive in auto a Legnano: «Non mi è rimasto niente e nessuno»

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LEGNANO – La sua prima gioia da tempo immemorabile è stata un piatto di lasagne calde: «Non mangiavo un pasto caldo da mesi, solo panini, budini, cose così». Da due mesi vive in auto nei parcheggi del vecchio ospedale di Legnano. Da allora le segnalazioni sulla sua presenza si rincorrono sul web, senza che nessun ente o associazione si sia fatta carico del suo caso. Tullio è italiano, ha 51 anni e una brutta malattia da quando ne aveva 30. Si è ritrovato solo, senza lavoro né affetti: ha lasciato la casa dove abitava dopo un non meglio precisato litigio, la fidanzata ungherese è venuta a mancare per un tumore. Il lavoro come tecnico di macchine tessili nelle manifatture di Legnano e poi all’estero è un ricordo sbiadito. La sua è una storia di sfortuna, di dolore e abbandono. Spariti i familiari, spariti gli amici, spaventati dalla malattia che però non è contagiosa. Tutto quello che gli è rimasto è la Polo dove dorme, con mezzo serbatoio pieno. Per la gente del quartiere Canazza, la sua è diventata una presenza quasi costante. Ogni tanto i vigili gli dicono di allontanarsi, ma poi lui torna lì, perché non ha nessun posto dove andare.

La casa, il lavoro, gli amici, una fidanzata. Poi, il vuoto

legnano vive auto disperazione«Devo risolvere questa situazione – ha raccontato ieri, domenica 3 maggio, senza farsi riprendere in volto, davanti a una telecamera di Legnano Breaking News – perché non ce la faccio veramente più. Ho la sclerosi multipla, grazie al cielo non è progressiva e non ho più avuto ricadute. Prendo le medicine e sono tranquillo. Quando non posso stare qua, vado a dormire in ospedale, perché sono invalido. Ho parlato con gli assistenti sociali ma poi sono scomparsi anche loro, non so perché. Ho bisogno di un appartamento, una casa, un buco qualunque per riposarmi decentemente, ho un mal di schiena della miseria: dormire in macchina non è una cosa da fare, figuriamoci per mesi».

«Non c’è niente nel mio futuro, questa non è vita»

Tullio ha un aspetto per quanto possibile curato, l’abitacolo in ordine, con le medicine infilate da una parte. Parla con calma e mostra una lucidità impressionante. «Come vedo il mio futuro? Grigio, molto grigio. Buio. Non c’è niente nel mio futuro. Le mie giornate sono noiose, la sera pensi di non aver fatto nulla neanche oggi, è bruttissimo. Ti senti inutile. Non mi riconosco più. Non posso fare altro che sperare in un miracolo. Quando mi hanno diagnosticato la malattia, in ospedale, non camminavo più, sono caduto per terra, ma tuttora cado se porto qualcosa di pesante in mano, non ce la faccio. La mia vita è cambiata d’un botto e ora è questa. Sono qui che aspetto, vediamo se salta fuori qualcosa». In certi momenti si fa prendere dallo sconforto. «Se morissi, il Signore mi farebbe un grande piacere. Sarei contento, non ce la faccio più, sto soffrendo come un cane. Non ho il coraggio di ammazzarmi, se no l’avrei fatto. Lo so che questa non è vita, ma non so più che cosa fare, dove attaccarmi. Sono senza soldi, senza niente». Poi, quel piatto di lasagne. E l’appello a chiunque possa aiutarlo a trovargli una sistemazione a scrivere via whatsapp al numero 392 4058863.

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