Due ospedali e l’uovo di Colombo

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Busto Arsizio e Gallarate, due ospedali un solo ospedale

Restiamo sul tema sanità, che dalle parti di Gallarate e Busto Arsizio tiene banco in funzione dell’ipotizzato ospedale unico o nuovo che dir si voglia. E vi restiamo in scia alla notizia che per avere in attività la Cardiologia del gallaratese Sant’Antonio Abate, la Asst della Valle Olona spenderà per un anno più di un milione di euro. E’ il conto che presenterà la cooperativa dei cosiddetti medici a gettone a cui è stata affidata la gestione dello storico reparto di cura, in deficit di personale sanitario a causa dei pensionamenti e delle “fughe” verso lidi ospedalieri più tranquilli e remunerativi. Si sapeva che sarebbe finita così, con l’intervento di professionisti esterni (quanto affidabili?), che accettano i vari incarichi a suon di bigliettoni: 120 euro ogni ora. Non pare ci siano alternative proprio a causa delle carenze di medici e della mancanza di partecipanti ai bandi dell’azienda sanitaria per assumerne in pianta stabile di nuovi.

La Regione e, per essa, l’assessore al Welfare Guido Bertolaso, aveva promesso che la Cardiologia di Gallarate avrebbe garantito le prestazioni nonostante il pericolo di una imminente interruzione, trasferendo armi e bagagli a Busto Arsizio. Palazzo Lombardia ha agito sulle legittime pressioni della politica locale e, soprattutto, dei cittadini che non intendono privarsi del servizio cardiologico dell’ospedale di via Pastori. Come, legittimamente, si oppongono alla chiusura di altri comparti del nosocomio. Che però hanno già dovuto arrendersi a causa delle difficoltà di assicurare una assistenza completa. E per questo sono stati dirottati a Busto. Ospedale, questo bustocco, che rischia di implodere per eccesso di attività.

Soluzioni? Chi si intende di gestione sanitaria sostiene che, in attesa del futuro ospedale, i due attuali di Busto e Gallarate dovrebbero, mantenendo ciascuno i servizi essenziali, dividersi le attività di dipartimenti e reparti. Per dirla in chiaro e per restare alla Cardiologia, ne basterebbe una, a Busto Arsizio. Così, come altre specialità, potrebbero essere gestite in esclusiva a Gallarate. Insomma, una specie di uovo di Colombo che permetterebbe, a fronte di consistenti risparmi, di affrontare gli anni di “limbo” da qui fino all’apertura dell’ospedale unico. Sulla cui utilità, checché ne dicano i suoi detrattori, molti dei quali interessati politicamente, non ci sono obiezioni di sorta.

Possibile una simile riorganizzazione? Sulla carta, certo che sì. Nella pratica interverrebbero i malumori dei cittadini a causa dei trasferimenti da una città all’altra e, assieme alle proteste, le strumentalizzazioni di una certa politica, che vuole tutto senza volere niente. Ma chi propone la strada della suddivisione dei compiti ospedalieri avverte anche che, nel caso, sarebbe necessario attivare una sorta di navetta per collegare i due nosocomi.

Tutto facile, tutto possibile? Neanche per sogno, anche per un semplice motivo: per arrivare a una nuova, quanto provvisoria mappa dell’assistenza ospedaliera nel Basso Varesotto ci vuole coraggio politico, servono appunto scelte coraggiose. Che prevedano, ad esempio, di sganciare Saronno dalle competenze dell’Asst bustocca, obbligata a concentrarsi sul futuro di un bacino territoriale troppo importante per finire schiacciato, in assenza di nuove strutture d’eccellenza, tra Varese e Legnano. Il punto è proprio questo: chi, nell’attuale classe dirigente, ha la forza di prendere decisioni sicuramente impopolari ma, a detta di chi conosce la materia, le uniche per garantire funzionalità ed efficacia, che poi, assieme all’oculata gestione delle risorse, sono gli aspetti ineludibili dell’intero, tormentato sistema sanitario?

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