E’ tempo di guardare al cielo

pellerin cielo telescopio
Alla scoperta dell'universo con il James Webb Telescope

di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, in una notte di metà luglio mi trovavo presso il ristorante di un amico, un posto favoloso con una terrazza che si aggettava sul lago Maggiore come uno straordinario balcone. Già per arrivare fino lì avevo percorso una stradina, tortuosa quanto basta ma ottima per una moto, illuminata da una luna insolita e bellissima, davvero enorme per un effetto ottico che non vi so spiegare. Da quel balcone, oltre alle occhieggianti lucine al bordo del lago, lontano dalla solita contaminazione luminosa delle città, potevo ammirare un cielo stellato immenso e profondo, come raramente è possibile. L’universo è gentile e ci manda sempre la sua luce e noi non smettiamo mai di stupirci.

Il cielo è meraviglioso ed essere stupiti non è poi una faccenda semplice, semplice; è un sentimento che ci colpisce a nostra insaputa, che arriva diretto al cuore e alla mente, che ci fa sognare e che ci porta lontano. E il cielo lo sa fare, mentre siamo apparentemente immobili con il naso all’insù. Il cielo che noi vediamo è lo stesso cielo che vedevano gli antichi greci ed i latini, affollato di personaggi con tutti i loro racconti che, a scadenza regolare, attraversano la volta celeste, di costellazioni, di quei meravigliosi disegni che da sempre hanno aiutato l’uomo a darsi un orizzonte per potersi orientare nel buio dei deserti o dei mari ma, molte volte, anche nel buio interiore. E ogni notte si accende e la meraviglia si rinnova.

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Ivanoe Pellerin

L’idea che gli astri esercitino un’influenza sulla vita degli uomini appartiene a tutte le civiltà antiche. Si può dire che il cielo parla agli uomini così come gli uomini al cielo. Atlante sorregge la volta celeste dell’universo su cui sono disposte in sembianze mitologiche le costellazioni osservate dai greci. La Terra era concepita come un disco piatto circondato dal fiume Oceano. Al di sopra del disco, in forma di calotta semisferica, era posto il Cielo, mentre al di sotto vi era il Tartaro. Poiché il Tartaro è sempre buio, il Sole e gli altri astri non potevano mai raggiungerlo. Il cielo era (è) attraversato da una potente striscia luminosa, lattiginosa, estremamente luccicante chiamata dai latini “via lattea”, la galassia “per antonomasia”, alla quale apparteniamo con il nostro sistema solare. Per i greci rappresentava il latte perso da Era mentre allattava Ercole. Quest’ultimo infatti era figlio di Zeus ed Alcmena la quale, per paura di ritorsioni da parte di Era, sposa del re degli dèi, lo abbandonò subito dopo la nascita. Zeus fece in modo, con la complicità di Atena, che Era stessa lo trovasse fra i campi e che, inteneritasi, lo allattasse, rendendolo immortale. Che bella storia!

Ovidio, Metamorfosi I 168-169

Est via sublimis, caelo manifesta sereno;
lactea nomen habet, candore notabilis ipso.

C’è una via sublime, visibile nel cielo sereno
Si chiama “lattea”, per il candore straordinario

Cari amici vicini e lontani, con un salto di qualche millennio vi chiedo se avete ammirato le foto davvero stupefacenti e straordinarie che il nuovo telescopio James Webb Space Telescope (JWSP) ci ha inviato con una luminosità e detezione davvero incredibili. Lanciato il giorno di Natale del 2021 a bordo del razzo Ariane-5 dalla base Centre Spatial Guyanais a Kourou, nella Guyana francese, ha delle capacità che solo una tecnologia ad altissimo livello può realizzare. Intanto ha uno scudo termico costruito con sottilissimi fogli di metallo riflettenti di 21 mt. di lunghezza per 14 mt di larghezza (immaginate quanto è grande!); poi indagherà la struttura del cosmo con i raggi infrarossi che renderanno chiare delle immagini fino ad ora impensabili poiché realizzate con lunghezze d’onda sempre più vicine allo spettro dei raggi x; quanto agli specchi d’indagine, il primario ha un diametro di 6,5 mt ed il vetro (del mitico telescopio Hubble) è stato sostituito da componenti di berilio ultraleggero. Una vera rivoluzione nel campo dell’indagine cosmologica.

Ebbene le prime immagini giunte sino a noi mostrano un cielo che più affollato di così’ non si può. Un enorme numero di ammassi stellari, di galassie nitide e luminescenti, di esplosioni di luci di incredibili forme e dimensioni ci mostrano uno spazio dalla profondità “infinita” che aspetta il nostro sguardo pieno di curiosità e di meraviglia. Forse potremo davvero approfondire le leggi che governano l’universo così come noi lo percepiamo, la nascita dei pianeti, l’implosione delle supernove, la natura dei buchi neri e tutta la sua storia fino al big bang, se guardiamo abbastanza lontano. Infatti l’immagine che è stata mostrata è una fotografia di un granello di luce in cui si vedono miriadi di galassie la cui luce è partita tredici miliardi di anni fa, poche centinaia di milioni di anni dopo il famoso big bang.

Infatti dobbiamo sempre ricordare che la luce viaggia a 300.000 km/secondo. Ciò vuol dire che l’immagine del sistema stellare più vicino, Alpha Centauri che dista “solo” 4,246 anni luce, ha percorso 40.000 miliardi di km per giungere sino a noi. L’immagine che noi vediamo di Alpha Centauri è partita 4,246 anni or sono ed è vecchia di quell’età. Ipoteticamente se il sistema si spegnesse, noi riceveremmo l’immagine ancora per oltre quattro anni. Per chiarire, se il nostro sole si spegnesse, riceveremmo luce ancora per otto minuti. Sono le leggi dell’universo ben definite da Einstein, bellezze!

Cari amici vicini e lontani, mi viene in mente il grande film di Ridley Scott, Blade Runner (1982), quando Rutger Hauer nei panni del replicante Roy Batty, recita uno dei monologhi più famosi della storia del cinema. “Io ne ho viste di cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come le lacrime nella pioggia. È tempo di morire.”

Buona vita a tutti, amici miei, è tempo di guardare al cielo.

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