Elezioni regionali, Lunghi silurato e Cosentino mena il can per l’aia

Giacomo Cosentino e nel riquadro Fabio Lunghi

MILANO – Pive e nasi… lunghi. Lunghi minuscolo. Inutile nasconderlo: la mancata candidatura di Fabio Lunghi (ex presidente di Camera di Commercio) nella lista che porta il nome del padre nobile di Lombardia Ideale, ovvero Attilio Fontana, ha lasciato strascichi pesanti. Che magari tra qualche giorno saranno derubricati ad aneddoti, ma che in queste ore tengono accesa la cronaca politica e allungano il naso di chi qualche bugia, pur sapendo come sono andate le cose, la racconta. Ma andiamo con ordine.

Silurato a sua insaputa

Ad avere la piva però non è solo il mancato candidato. Fabio Lunghi, è uomo “pettinato”, di quelli che in ogni situazione non hanno mai un plissé fuori posto. Uno che ci sa fare, che cerca di coniugare il dire al verbo attuare. E l’ha anche dimostrato. Per questo brucia l’ustione di una candidatura “garantita” e certa fino al momento di depositare la lista ufficiale. Quella in cui il suo nome non c’era. Qualcuno dice perfino che “non c’era mai stato”. Anche se a lui, e leggendo il suo post “bum bum” lo capisce, gli hanno sempre detto il contrario.

Fontana: «Chiedete a Cosentino»

Ma anche Attilio Fontana ha il broncio. O meglio il viso sorridente del governatore si è rabbuiato al solo chiedere lumi sulla vicenda Lunghi. Non una spiegazione da parte del presidente. Solo un secco: «Lunghi non è stato candidato? Chiedete a Giacomo Cosentino».

Cosentino: «Lunghi? Un bravo presidente»

E Cosentino, il deus ex machina varesino della lista del presidente che dice? Gliel’abbiamo chiesto oggi (martedì 17 gennaio) al Palazzo delle Stelline di Milano prima della presentazione di tutti i lombardi ideali in lista per le regionali a sostegno di Fontana. Il consigliere regionale non risponde. Slalomeggia parlando di campagna elettorale e di candidati condivisi. Si veda il video qui sotto.

“Cose”, il fedelissimo

«È uno bravo», dicono di Giacomo Cosentino alcuni candidati della lista. E tutti, nel giro della politica, lo chiamano “il Cose”. Insomma gli vogliono bene. Non tutti, perché c’è anche (perfino nei palazzi milanesi della Regione) chi in maniera maligna lo chiama il “maggiordomo”. Epiteto che gli hanno affibbiato i detrattori e dovuto alla sua alta fedeltà al governatore. “Uno dei più fedeli”, dice qualcuno, che aggiunge: “Fedeltà ricambiata dal presidente”. Insomma, “il Cose” sa come si muovono le cose in politica e probabilmente come si difendono le posizioni conquistate coi denti.

A caccia del bis

I suoi obiettivi, infatti, sono prendere come lista un punto percentuale in più (a livello provinciale) rispetto al 3,73% di cinque anni fa e superare le 1.400 (e rotte) preferenze personali che gli sono valse l’ingresso in consiglio al Pirellone. Il primo, un traguardo non semplice con un Lunghi in meno in lista. Il secondo, invece, non scontato, ma più abbordabile senza l’ex presidente di Camera di commercio. Poiché se è vero che il peso politico di Lunghi sarebbe stato tutto da valutare, è anche certo che il non candidato avrebbe incassato una serie di endorsement e sostegni “pesanti”.

Candidati condivisi. Ma da chi?

Infine un ultima cosa: candidati condivisi, dice Cosentino. Ma da chi? Dallo stesso Cosentino e (lascia intendere lui stesso) anche da Fontana. Insomma, sulla vicenda Lunghi qualcuno non la racconta giusta e nemmeno tutta. Con il rischio che la clamorosa e inattesa esclusione di Lunghi si trasformi in un boomerang (in termini di voti e di immagine) elettorale per Lombardia Ideale, la lista del presidente, a Varese.