Gallarate 9.9, l’attesa perenne ora rischia di metterli fuorigioco

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GALLARATE – Da essere l’ago della bilancia per le Amministrative 2021 a Gallarate alla marginalità il passo è brevissimo. Ed è il destino verso cui sta repentinamente scivolando “Gallarate 9.9”, ancora senza una collocazione precisa all’interno dello scacchiere politico cittadino.
Dopo essere stata la sorpresa elettorale del 2016, con 1200 voti raccolti e un posto in consiglio comunale conquistato, la lista civica di Rocco Longobardi nella narrazione politica dell’ultimo anno e mezzo è stata considerata la pedina fondamentale che, schierandosi da una parte o dall’altra, avrebbe garantito il successo di uno o dell’altro schieramento. Ma a pochi mesi dal voto ci si accorge che non è più così.
Nei suoi primi cinque anni a Palazzo Broletto “Gallarate 9.9” ha parlato con tutti e ha dialogato con chiunque. Un obiettivo nobile, ma se perseguito con disinvoltura rischia di travalicare nell’incoerenza. Ha fatto da stampella alla maggioranza approvando la Variante Petrone, su cui il Pd aveva messo in guardia, e poi si è schierata proprio con il Pd sostenendo la mozione di sfiducia al sindaco Cassani. La strategia dell’equidistanza ha finito per diventare quella dell’attesa, capire quale fosse il carro del vincitore per salire in corsa e diventare finalmente forza di governo dopo un lustro in minoranza. E’stato Longobardi, lo scorso luglio, ad annunciare che avrebbero cercato alleanze, condizione indispensabile per puntare alla vittoria.
Il centrodestra li ha contattati mesi fa, chiedendo se fossero disponibili a dialogare con loro, ma avvisandoli che sarebbe stata la prima e unica chiamata. Probabilmente hanno ritenuto che fosse ancora troppo presto per capire se il Cassani bis fosse il cavallo vincente e hanno deciso di prendere tempo. La scorsa estate hanno provato a creare il terzo polo con Libertà per Gallarate, ma il dialogo è durato il tempo in cui Luca Ferrazzi facesse capire loro che il ruolo di soldato semplice, in cui lo volevano confinare, proprio non gli si addiceva. Anche questa ipotesi è tramontata. Nel frattempo il centrosinistra ha presentato Margherita Silvestrini, ma tra i gruppi che la sostengono “Gallarate 9.9” non c’è. Nonostante le numerose battaglie condivise in opposizione, non se la sono sentita di collocarsi assieme ai Verdi e ai Socialisti.
Due settimane fa Longobardi è apparso alla presentazione di +Gallarate, lasciando intuire che un sodalizio potesse essere imminente. Ma da allora è calato il silenzio e anche questa pista si è raffreddata nelle ultime ore. La trattativa si sarebbe incagliata sulla scelta del candidato sindaco, con la consapevolezza che lasciarlo agli alleati (a cui non rinunceranno mai) significhi correre il serio rischio di portare acqua al mulino della coalizione ma poi restare fuori dal consiglio comunale. Inaccettabile.
Dopo aver trascorso mesi a dialogare con chi ha sgomberato il campo Sinti, poi con chi predica il multiculturalismo, subito dopo guardando a destra per poi osservare cosa accadeva a sinistra, “Gallarate 9.9” appare ora in affanno e disiorentata. C’è chi mette persino in discussione l’integrità del gruppo, con le sirene dei grandi schieramenti che tentano i pezzi più pregiati. Come uscire dal vicolo cieco? La risposta non è banale. Perché la questione non è più essere o meno determinanti, ma rischiare di uscire di scena.

Gallarate, Longobardi cerca alleanze. Ora vuole vincere

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