Marino: «Fratelli d’Italia ha svenduto Gallarate per tenere botta su Busto»

Cassano Magnago marino fdi

GALLARATE – Dopo 11 mesi è terminata oggi, 26 ottobre, l’attività di Salvatore Marino a Gallarate. Il commissario di Fratelli d’Italia lascia con la soddisfazione della vittoria elettorale alle Amministrative del 3 e 4 ottobre, «ma con l’amaro in bocca» per non aver ottenuto quello che secondo lui il suo partito meritava nella spartizione degli incarichi all’interno del centrodestra. A partire dalla questione vicesindaco.

Martignoni meglio vicesindaco

Com’è noto, Marino si è speso pubblicamente (e con lui anche il coordinatore regionale Daniela Santanché) per la riconferma del vicesindaco a Gallarate. Ma il derby con Forza Italia lo ha perso. «Sono contento per la presidenza del consiglio comunale affidata a Giuseppe De Bernardi Martignoni, ma lasciatemi dire che lo avrei visto meglio come numero due della giunta. Purtroppo non è una scelta che ho fatto io, bensì i vertici provinciali. Se ne assumano la responsabilità. Io sapevo che c’era un accordo sui sindaci delle tre grandi città, non ho mai saputo dell’esistenza di un accordo sui vice. Non me lo hanno detto nemmeno la sera della vittoria elettorale».

Due posti in giunta

Ma non è tutto, perché secondo Marino Fratelli d’Italia avrebbe dovuto ottenere molto di più della sola presenza in giunta di Francesca Caruso. «Secondo me il manuale Cencelli è stato interpretato un po’ male: per Fratelli d’Italia c’era spazio per due assessori. Il sindaco, che è una figura già importante di per sé, si è preso tutto. Non funziona così, ma ripeto: contenti loro, contenti tutti. Io lascio Gallarate con la convinzione di aver fatto del mio meglio con passione. Adesso vedano loro».

Busto e Gallarate

Marino non ha timore nel contestare pubblicamente chi, nel suo partito, ha gestito le trattative a livello provinciale. «Mi pare evidente che non siano stato portate avanti con grande successo. Capisco che bisognava tenere botta su Busto, ma non per questo si doveva vendere Gallarate». Ecco perché l’ormai ex commissario di Gallarate lascia con un pizzico di delusione. «Ho fatto quello che ho potuto. Ora torno a occupami anima e corpo di Jerago e della salvaguardia dei suoi tigli».

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