L’Isis di Gallarate mai intitolato a Roberto Franceschi. Il nuovo appello un anno dopo

Gallarate isis roberto Franceschi

GALLARATE – «Siamo a tutt’oggi in attesa che venga accolta la nostra richiesta». Un anno dopo, l’associazione Concetto Marchesi Gallarate torna alla carica con l’obiettivo di intitolare l’Isis Ponti di via Stelvio a Roberto Franceschi, ucciso da un proiettile sparato alla nuca il 23 gennaio 1973 durante uno scontro tra polizia e studenti dell’Università Bocconi.

La proposta

Un secondo tentativo, visto che lo scorso anno – in occasione del 50esimo anniversario della morte di Franceschi – l’associazione ha inviato una richiesta di incontro con il dirigente scolastico (prima era Giuseppe Martino, ora è Massimo Angeloni) per verificare la possibilità di formalizzare l’intitolazione dell’istituto di via Stelvio allo studente ucciso. «Abbiamo ritenuto doveroso riproporre ciò che non si è potuto fare in passato», si legge in una nota firmata da Piero Osvaldo Bossi dell’associazione Concetto Marchesi Gallarate. «Un atto formale che potrebbe portare benefici agli studenti, all’immagine e alla scuola stessa, dato che senza memoria non v’è futuro. Siamo a tutt’oggi in attesa che venga accolta la nostra richiesta».

Il ricordo di Franceschi

Nel 1973, in memoria di Roberto Franceschi, il Movimento Studentesco di Gallarate gli dedica una scuola: l’Istituto tecnico industriale statale, con un murales ancora esistente. Ricorda Bossi: «L’assemblea degli studenti approva all’unanimità e anche il collegio docenti approva a maggioranza, nel 2004 viene proposto l’atto formale per la intitolazione dell’Istituto ma non se ne fa nulla». E aggiunge: «Confidiamo nell’accoglimento di questa proposta o, quantomeno che possa avvenire un confronto con chi di dovere. Riteniamo giusto e doveroso un atto di questo tipo, poiché l’intitolazione della scuola a Franceschi costituirebbe un atto di memoria democratica, visto che il suo omicidio fu perpetrato da mani assolutamente antidemocratiche in un contesto estremamente oppressivo e buio per le istanze di
rinnovamento sociale
delle quali Roberto e i giovani di quegli anni si facevano portavoce».

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