Gallarate, Mensa dei poveri. I pm: «Il sindaco Cassani vada a processo»

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GALLARATE – Completa chiusura indagini per Mensa dei poveri: depositati gli avvisi per tutte le persone coinvolte. Compreso il sindaco di Gallarate Andrea Cassani (nella foto), iscritto nel registro per turbativa d’asta nel novembre dell’anno scorso. La conferma arriva dalla procura milanese.

Le accuse per turbativa d’asta

Sono due le accuse di turbativa d’asta contestate al primo cittadino gallaratese. La prima riguarda una presunta nomina pilotata di 2 avvocati per un parere legale su un’azione di responsabilità intentata dall’ex giunta di centrosinistra contro gli ex amministratori di una municipalizzata, tra cui Nino Caianiello, ex Ras di Forza Italia, arrestato il 7 maggio del 2019 e considerato dagli inquirenti il “burattinaio” di un sistema di nomine pilotate e di mazzette a cavallo tra le province di Milano e Varese. La seconda riguarda la nomina della commissione di gara che avrebbe dovuto redigere il Pgt di Gallarate. Per la procura le nomine sarebbero state pilotate per avere all’interno della commissione professionisti che assecondassero le richieste di Cassani e di Caianiello. Nel novembre scorso la Gdf  aveva effettuato una serie di acquisizioni di documenti negli uffici comunali di Gallarate. In queste ore l’inchiesta coordinata dall’aggiunto Alessandra Dolci e dai pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri è arrivata a chiusura per tutti.

Chiusura indagini per tutti gli indagati

Tra gli intestatari dell’avviso di conclusione delle indagini compaiono i nomi degli 11 indagati che si erano visti rifiutare il patteggiamento lo scorso novembre (tra questi compaiono i nomi di Alberto Bilardo, braccio destro di Caianiello, Stefano Besani, avvocato di Gallarate vicino al mullah, Laura Bordonaro, ex presidente di Accam spa, Marcello Pedroni, ex consigliere di Prealpi servizi, Alessandro Petrone, ex assessore all’Urbanistica di Gallarate e definito da altri in sede di interrogatorio lo yes man di Caianiello, l’ intermediario Pier Michele Miano e l’imprenditore Pier Tonetti che torneranno a chiedere in udienza preliminare di poter patteggiare) l’ex europarlamentare di Forza Italia Lara Comi e l’ex patron di Tigros Paolo Orrigoni. L’inchiesta si sarebbe inoltre ulteriormente ampliata con l’iscrizione di nuovi indagati.

Caianiello non confermò le accuse a Cassani sul Pgt

Le accuse formulate a carico del sindaco Cassani in relazione al Pgt, arrivate da alcune dichiarazioni di Bilardo in sede di interrogatorio, non hanno mai trovato riscontro nelle parole di Nino Caianiello che ha smentito l’ex braccio destro, come precisa Tiberio Massironi, legale dell’ex leader forzista in provincia di Varese. Cesare Cicorella, difensore del primo cittadino gallaratese, sottolinea che al momento «Non abbiamo ricevuto nulla dalla procura di Milano. Non posso commentare una notizia di cui non so nulla». E aggiunge: «Avviso di conclusione indagini non significa però un’automatica richiesta di rinvio a giudizio a carico di un indagato. Se e quando riceveremo il 415bis avremo 20 giorni di tempo per presentare tutte le memorie difensive del caso che, crediamo, possano chiarire definitivamente la nostra posizione». Cassani potrà anche chiedere di essere interrogato, cosa che, in realtà, aveva già fatto a novembre quando era trapelata la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati. Cassani, che all’epoca aveva immediatamente incassato la piena fiducia ed il sostegno dei leader leghisti Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti, si era detto da subito tranquillo. «Fa piacere sapere – disse il sindaco – che chi mi conosce non crede minimamente alle calunnie che arrivano da qualcuno che evidentemente cerca solo di attenuare la propria posizione processuale. Spero in indagini rapidissime per dimostrare a tutti ciò di cui io ho già certezza: non ho mai turbato nessuna gara e, per chi conosce la vicenda, ciò avrebbe avuto anche poco senso», aveva commentato all’epoca.

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