Gallarate, Gnocchi (Ocg): «Alla fiaccolata ci sarò. L’ospedale è dei cittadini e va salvato»

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Massimo Gnocchi al flash mob del 28 gennaio

GALLARATE – «Io certamente ci sarò con tutta la mia famiglia e spero lo facciano anche tutti quelli che hanno a cuore il destino dell’ospedale di Gallarate. Dirlo non mi pare significhi strumentalizzare». Con queste parole Massimo Gnocchi, capogruppo di Obiettivo Comune Gallarate, annuncia la presenza della sua lista civica alla fiaccolata organizzata giovedì 8 giugno dalle principali associazioni del terzo settore per protestare contro il ridimensionamento o addirittura  l’azzeramento di servizi all’interno del Sant’Antonio Abate

Un ospedale da salvare 

La sua è una risposta diretta a Fratelli d’Italia che nei giorni scorsi – attraverso le parole del coordinatore cittadino Stefano Romano – ha denunciato «il tentativo di strumentalizzare la manifestazione e di appropriarsene in modo bieco e becero da parte di certi personaggi della politica gallaratese». Ovviamente si riferiva alle opposizioni, dove siede Ocg. Prosegue Gnocchi: «Certe parole non le ritengo al livello di un civile confronto democratico. Detto ciò non sarebbe peraltro una novità per me scendere in piazza, quanto un modo di ribadire in silenzio gli stessi concetti che esposi al flash mob dello scorso 28 gennaio: l’ospedale non è di destra o di sinistra ma è dei cittadini e della città di Gallarate e per noi va salvato». 

Tutt’altro che agnelli 

Secondo il consigliere d’opposizione, «parlare dell’ospedale di Gallarate non è né mai troppo, né demagogico». E al capogruppo di Fratelli d’Italia Luca Sorrentino, che lo aveva definito un leone che si è trasformato in agnello davanti all’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso durante il confronto dello scorso lunedì, risponde così: «Tutt’altro che timidamente, ho detto esattamente quel che penso da sempre, ovvero che è necessario un piano di rilancio del Sant’Antonio Abate che non sia emergenziale e, soprattutto, che Regione valuti di riconsiderare la strada intrapresa sull’ospedale unico dato che se due grandi città come Gallarate e Busto Arsizio hanno da oltre 150 anni il proprio ospedale, una ragione ci sarà». 

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