Gazzada, addio piccolo Daniele. Lo strazio dello zio: «Eri amore puro»

gazzada funerale daniele

GAZZADA SCHIANNO – «Ogni diritto degli adulti è secondario a quello dei bambini, non possiamo rifugiarci neppure nelle leggi: è troppo comodo». E ancora: «I bambini parlano con il silenzio, con lo sguardo, e noi dobbiamo ascoltarli – ha proseguito il parroco – Gesù riconosceva le leggi, ma se c’era bisogno di ignorare una legge per aiutare qualcuno, lui si prendeva la responsabilità e agiva». E’ questo, forse, il passaggio più denso dell’omelia di don Stefano Silipigni, parroco di Gazzada Schianno, che oggi, venerdì 7 gennaio, ha concelebrato le esequie del piccoli Daniele Paitoni, assassinato il primo gennaio a Morazzone dal padre Davide, 40 anni, agli arresti domiciliari per il tentato omicidio di un collega consumatosi lo scorso 26 novembre ad Azzate.

La legge e la responsabilità

Il rimando alla legge e alle responsabilità non è casuale. Don Stefano, lontano anni luce nel suo intendimento dal voler polemizzare dopo la bagarre tra tribunale di Varese (il gip aveva concesso il permesso al padre di vedere il figlio mentre era ai domiciliari) e procura (Silvia Gaggini, moglie di Paitoni da lui separata di fatto dal 2019, e i genitori della donna avevano presentato due denunce nei confronti del 40enne per lesioni e minacce che non si erano però tradotte in carichi pendenti in tribunale), semplicemente pone l’accento sulla necessità di tutelare i bambini, di tutelare i più deboli, anche quando le armi sembrerebbero spuntate.

[Best_Wordpress_Gallery id=”888″ gal_title=”Daniele Paitoni, lultimo saluto”]

Una provincia in lutto

In un campo da calcio gremito sin dalle 13.30, con i palloncini bianchi e azzurri che sembrano vegliare quel feretro bianco minuscolo e straziante, erano presenti moltissime autorità. Tanti sindaci, in fascia tricolore, il presidente della provincia di Varese Emanuele Antonelli, l’onorevole Matteo Bianchi (Lega), il consigliere regionale Samuele Astuti, il colonnello Gianluca Piasentin, comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri di Varese.

Non ci siamo mai sentiti soli

E proprio ai militari Silvia Gaggini e i nonni Davide e Mariangela hanno rivolto, attraverso un messaggio letto da uno degli educatori dell’oratorio tanto amato dal piccolo Daniele, un messaggio di ringraziamento. «Vogliamo ringraziare per il lavoro svolto le forze dell’ordine, in particolar modo i carabinieri di Azzate che, vicini e commossi hanno lavorato al caso con impegno e calore – questo il messaggio di mamma Silvia e dei nonni materni – Grazie a Sos Valbossa e a tutti coloro che hanno collaborato alle operazioni di soccorso e che ci sono sempre rimasti vicini. Non ci siamo mai sentiti soli. Un grazie va a te, piccolo grande Daniele, per averci accompagnati in questo strano e a volte crudele viaggio, che è la vita».

Eri puro amore

«Piccolo Dani, ti ho visto nascere, piangere, nei tuoi occhi si vedeva la gioia di vivere – ha aggiunto la migliore amica di Silvia Gaggini – Ogni figlio deve essere amato e protetto – ha proseguito l’amica della mamma – E’ triste perdere lo sguardo di un bambino, specie se a cancellare quel sorriso, quella gioia, è stato chi avrebbe dovuto proteggerlo». «Daniele era amore puro», mormorava lo zio del bimbo al termine delle esequie. Tanti, tantissimi sono stati i messaggi rivolti al piccolo e ai suoi famigliari: dagli educatori dell’oratorio, agli amici dei famigliari, sino alle insegnanti delle elementari di Gazzada dove Daniele frequentava la seconda classe. E proprio all’oratorio San Luigi e alle scuole cittadine, due dei luoghi dove il bambino amava stare, vivere, correre e imparare, saranno devoluti i fondi raccolti attraverso una cassetta per le offerte posta in fondo al campo per oggi diventato terreno di gioco del dolore. 

Ci ispiri il bene

«Siamo qui insieme perché ci sentiamo molto fragili, siamo sconvolti, colpiti, ci perseguitano i sensi di colpa, non possiamo accettare la tua morte, abbiamo molta rabbia dentro al cuore, non resistiamo al pensiero di essere impotenti – ha proseguito don Stefano – Anche tu come Gesù volevi vivere e gioire della vita che ti era stata donata, ma anche tu innocente, come Gesù innocente, sei stato travolto dalla violenza e dalla morte e noi davanti alla tua piccola bara bianca oggi siamo come le donne in quel pomeriggio sul Calvario e sperimentiamo il buio e la tua assenza, il buio della violenza contro l’innocente». Il parroco ha poi concluso:  «La tenerezza, la compassione, la pietà, l’affetto profondo, la commozione che sprigionano da te, che sprigionano dal ricordo della tua voglia di vivere e dal tuo sorriso si sono già trasformati nei nostri cuori in desiderio di bene, in desiderio di pietà, di aiutarci reciprocamente, in desiderio di abbracciare mamma Silvia e i tuoi cari: vorremmo fare di tutto per aiutarli a portare questo dolore infinito. Dalla tua piccola bara bianca sta già iniziando a germogliare nei nostri cuori il desiderio di essere più umani».

Gazzada, oratorio gremito per l’ultimo saluto al piccolo Daniele Paitoni

gazzada funerale daniele paitoni – MALPENSA24