Giro dell’Appennino, Meintjes ritrova la via del successo

ciclismo giro appennino

GENOVA – Sensazione di deja-vu nel giorno della Festa della Repubblica: il Giro dell’Appennino numero 83 della storia presenta un arrivo identico a quello della 12esima tappa del Giro d’Italia 2022, nel centro di Genova. Non ci sono l’Alpecin Fenix e Stefano Oldani oggi: a far festa in via XX Settembre è Louis Meintjes dell’Intermarché Wanty Gobert, primo extraeuropeo nell’albo d’oro (e per la prima volta, italiani a secco per tre stagioni di fila). Completano il podio Natnael Tesfatsion, alfiere della Drone Hopper Androni, e Georg Zimmermann compagno del vincitore. In top ten due italiani: Alessandro Verre dell’Arkea Samsic e Alessio Martinelli della Bardiani Csf Faizanè.

LA CRONACA

La prima parte del percorso, dopo il villaggio di partenza di Pasturana (provincia Alessandria) scatta dallo stabilimento Elah-Dufour di Novi Ligure a velocità sostenuta: le numerose Continental in gara provano ad approfittare del segmento pianeggiante per evadere e farsi notare. Vivace nelle battute iniziali, tra gli altri, un sempiterno Davide Rebellin, 51 anni fra poco più di due mesi.

Tutte le squadre italiane della terza categoria, con un’intrusione germanica, centrano l’attacco: al km 18 attaccano con successo Pietro Aimonetto (Beltrami TSA), Alessandro Motta (Biesse Carrera), Gabriele Petrelli (team Friuli), Mattia Viel (D’Amico UM Tools), Paul Wright (Mg K Vis), Davide Baldaccini (Corratec), Lukas Meiler (Vorarlberg) e Riccardo Ricci (Work Service) ai quali si aggiunge dopo un inseguimento l’ucraino Kyrylo Tsarenko della Gallina Ecotek Lucchini Colosio.

Al km 55, dopo il passaggio da Carrosio per omaggiare Tarcisio Persegona, compianto patron dell’azienda Tre Colli e grande amico del ciclismo, al quale è dedicato dal 2020 il Giro dell’Appennino, il gioco comincia a farsi duro col transito da Piemonte a Liguria e le cinque scalate che caratterizzano la giornata. Il plotone, che nella fase priva di asperità è scivolato oltre i 4 minuti di ritardo, nell’ascesa verso Fraconalto porta il gap a 3 minuti, guidato soprattutto dal forcing della Israel Premier Tech (che l’anno scorso vinse con Ben Hermans, assente quest’anno) e dell’Intermarché Wanty Gobert che è la squadra venuta qui meglio attrezzata.

A trainare i battistrada in piano è stato invece Viel, che ha dato tutto lì per rialzarsi alla prima salita. Particolarmente in forma invece Meiler, che scollina in testa e all’ingresso in valle Scrivia conduce il drappello di otto uomini rimasti a scappare. A far male è la seconda pendenza, verso Crocefieschi: Aimonetto e il giovane Ricci mollano la presa, in generale i fuggitivi rallentano. Nella successiva picchiata il gruppo si allunga in più tronconi e, al km 106 poco dopo Pedemonte, una quarantina di corridori pone fine alla fuga e approccia di gran carriera la lunga ma morbida scalata verso Crocetta d’Orero.

Con Kobe Goossens sugli scudi, l’Intermarché fa l’andatura e in discesa il gruppone si ricompatta. Tutti i 126 partecipanti a questo Appennino si ritrovano uniti ad affrontare gli ultimi decisivi 50 chilometri, a partire da quella Pontedecimo sede della società organizzatrice della corsa, con un affaccio in cima da parte del taiwanese Sergio Tu del team Friuli.

Appena il tempo d’intraprendere il passo della Bocchetta la situazione esplode. Louis Meintjes è una furia d’altura e dopo svariati tentativi si porta dietro tre compagni ovvero Georg Zimmermann, Quinten Hermans e Lorenzo Rota, e una decina di altri atleti: Simon Clarke (Israel Premier Tech), Alessio Martinelli (Bardiani Csf Faizanè), Natnael Tesfatsion (Drone Hopper Androni), Andrea Garosio (Biesse Carrera), Alexis Guerin (Vorarlberg), Paul Double (Mg K Vis), Jose Felix Parra e Ivan Moreno (Kern Pharma), Michel Ries e Alessandro Verre (Arkea Samsic).

A Vixella passa per primo Verre davanti a Rota e Tesfatsion, ma a fare vera selezione è l’altimetria “verso il basso”. Come di solito si vede sulle salite più aspre, infatti, in discesa il drappello al comando si sparpaglia, con tanto di caduta per Garosio, e ad approcciare l’ultima asperità, quella del santuario della Guardia, sono in quattro: Tesfatsion, Clarke, Hermans (solo omonimo di Ben, vincitore dell’edizione 2021) e il compagno Meintjes.

Altra giostra, ultima giostra, fuochi d’artificio! Una serie di attacchi e contrattacchi, inseguimenti e rilanci, verso il santuario della Guardia porta alla formazione di un quintetto al comando: Tesfatsion si trova in mezzo a due coppie, Verre-Ries per l’Arkea, Zimmermann-Meintjes (davvero carico il sudafricano!) per l’Intermarché. Con un po’ di elastici, i cinque superano insieme anche l’ultimo tremendo chilometro di salita al 21% e fuggon via poi nel rapido e ripido serpentone giù fino a Bolzaneto. Lì Verre ha la meglio nello sprint e porta a casa lo speciale trofeo messo in palio dalla Fondazione Scarponi; en plein per il promettente lucano, che grazie alle prestazioni sui precedenti saliscendi fa suo pure il premio della Montagna intitolato a Felice Gimondi.

Sull’abbrivio della spianata, intanto, si riaggregano Double, Martinelli, Clarke e Moreno (solo Guerin non ce la fa). Sono quindi in nove a percorrere le strade genovesi e contendersi il successo. 

A 6 km all’arrivo, approfittando di un ultimissimo strappo nel tessuto cittadino, Meintjes corona una giornata in cui ha mostrato gamba e motivazioni, piazzando la sfiammata finale: vuoto dietro di sé, nessuno può nulla, spazio solo per la volata per il secondo posto con Tesfatsion a battere Zimmermann (primo e terzo per la squadra belga, si conferma un’annata ottima!) e il veterano Clarke. 

La volata per il decimo posto la vince Alessandro Covi della UAE, recentissimo dominatore della Marmolada, che regola un gruppo ristretto di cui fa parte anche Rebellin (figurone alla sua prima uscita ufficiale dell’anno dopo un periodo difficile). Tra le Professional italiane, non pervenuta la Eolo Kometa.

Articolo a cura di Tuttobiciweb.it

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