Giulia Tramontano è stata uccisa con 37 coltellate: non è riuscita a difendersi

Nella foto Alessandro Impagnatiello e Giulia Tramontano

MILANO – È caduta inerme sotto il peso di 37 coltellate, inferte senza pietà dall’uomo che si era riempito la bocca di parole d’amore e che sarebbe dovuto diventare il padre di suo figlio. Questo il drammatico resoconto, reso oggi in Tribunale a Milano dal medico legale, dell’aggressione mortale a Giulia Tramontano, la 29 enne uccisa a Senago lo scorso luglio dall’allora compagno Alessandro Impagnatiello, ex barman dalla doppia vita, ora imputato a processo per il delitto per aver procurato la morte del loro futuro bambino.

Giulia, ha detto il dottor Nicola Galante, è morta per “una massiva emorragia acuta, a seguito di lesioni vascolari cervico-toraciche“. La giovane non aveva ferite da difesa, il che indica che non ha avuto il tempo di reagire, oppure che non ci sia riuscita per lo shock. Il bimbo che portava in grembo, Thiago, è morto in conseguenza alla morte di Giulia.

Le conseguenze dell’avvelenamento

Lo stesso medico legale ha spiegato in aula le tracce di topicida rinvenute nel corpo della vittima, più precisamente grazie ad approfonditi test, tra cui quello del capello. La stessa sostanza è stata anche rinvenuta nella placenta che, proprio per la sua funzione, in qualche modo aveva protetto il bambino fungendo da “filtro“.

L’ex barman avrebbe premeditato il delitto

L’esito dell’autopsia e la relazione di oggi in aula dal medico legale, fugherebbero ogni dubbio circa la precisa volontà di Impagnatiello di avvelenare Tramontano. Le quantità di topicida rinvenute durante le analisi infatti, indicherebbero una intossicazione non avvenuta in modo accidentale e che nel tempo si sarebbe intensificata. Si torna in aula il prossimo 11 aprile.

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