I contagi rallentano, i decessi no. Nuove strutture per i pazienti Covid-19 lievi

MILANO – Rallentano i contagi, forse è davvero iniziata la discesa tanto attesa. Con 1.154 tamponi positivi (su meno di 4000 effettuati) nelle ultime 24 ore si può sperare nella frenata della diffusione del Coronavirus, come ribadisce l’assessore al welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera: «I dati, fortunatamente, confermano quello che abbiamo visto ieri e cioè che, in quasi tutta la Regione, c’è una riduzione dei contagi e una significativa riduzione degli accessi nei pronto soccorso». Resta comunque drammatico il numero dei morti: altri 458 pazienti deceduti, che portano il totale a 6.818 dall’inizio dell’emergenza. Una vera ecatombe.

L’aggiornamento al 30 marzo

Sono 1.154 i nuovi positivi al coronavirus nelle ultime 24 ore in Lombardia, in deciso miglioramento rispetto ai 1.592 di ieri mentre. Il numero dei ricoveri sale a 10.815, in aumento di 202 unità contro le 461 di ieri, 29 marzo, mentre i ricoverati in terapia intensiva salgono di sole 2 unità, a quota 1330. «In questi 40 giorni di emergenza – sottolinea Giulio Gallera (nella foto) – i posti di terapia intensiva occupati sono stati 2.826 e pensate quindi a quante persone sono entrate in terapia intensiva. Sono stati dimessi 583 pazienti e ne sono deceduti 792». Nel frattempo i posti letto in terapia intensiva, dai 724 del 27 febbraio, sono saliti a 1650. «Uno sforzo titanico».

Guariti e deceduti

Tra le note positive della giornata di oggi, 3o marzo, la crescita delle dimissioni dagli ospedali di ben 1.082 unità, per un totale che supera quota diecimila (10.337). «Buoni segnali – per Gallera – purtroppo rimane ancora alto il livello dei decessi ma sappiamo che sarà l’ultimo dato a migliorare». Oggi ne sono stati segnalati 458 per un totale di 6.818 dall’inizio della crisi. Ieri erano stati 416. «Questo è sicuramente un dramma che sta segnando e ha segnato la nostra terra» rimarca l’assessore al welfare.

I numeri nelle province

Ma c’è anche chi mette in dubbio l’affidabilità dei dati, come il consigliere regionale del Pd Samuele Astuti, secondo cui il numero dei tamponi analizzati (meno di 4000) «è talmente basso da essere imbarazzante». In provincia di Varese l’aumento è in linea con quello degli ultimi giorni: più 54 casi positivi per un totale che arriva a 866.

Avanti, ma senza abbassare la guardia

Dati che, tutto sommato, sembrano confermare l’ottimismo degli ultimi giorni. «Ma non ci fermiamo da nessun punto di vista – assicura Gallera – il nostro lavoro continua incessante. Non ci siamo mai voluti arrendere di fronte alla cavalcata di questo virus, abbiamo anche provato a costruire qualcosa che sembrava un sogno, un ospedale all’interno della Fiera». Quasi pronto: «Tra domenica e lunedì inizieremo a accogliere i primi pazienti e sposteremo ancora più in là la linea di difesa della Regione Lombardia». Ma il presidente Attilio Fontana invita i lombardi a non abbassare la guardia: «Stiamo proseguendo sulla buona strada, ma purtroppo ho avuto l’impressione, non so se è vero, che ci fossero più gente e più macchine in giro. Se ricominciamo la vita normale senza il distanziamento sociale, rischiamo che i numeri ricomincino ad essere negativi».

Le nuove strutture sul territorio

Nel concreto, la giunta regionale ha stanziato 11 milioni di euro per le degenze di sorveglianza, strutture dove assicurare l’isolamento fuori dal proprio domicilio ai casi Covid-19 con sintomi lievi. Reparti ospedalieri dedicati o alberghi che ospiteranno le persone dimesse dagli ospedali ma non ancora negativizzate. «Contiamo di attivare 3000 posti letto in un paio di settimane» annuncia Gallera. Già attivo l’hotel Michelangelo a Milano, con i primi 30 ospiti collocati, tra le strutture anche gli ospedali di Somma Lombardo e Cuasso al Monte. Gestite da medici di medicina generale o di continuità assistenziale e squadre di infermieri per garantire attenzione e sorveglianza di pazienti soli o a rischio aggravamento. A fianco di questo, saranno attivate le Unità speciali di continuità assistenziale, che visiteranno i malati a casa e ne valuteranno le condizioni anche per capire se collocarli in degenze di sorveglianza.

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