Ancora contagi, ma calano gli accessi al pronto soccorso. Varese, più 57 casi

MILANO – Altri 2000 casi positivi, ma anche quasi mille guariti. E un trend in diminuzione degli accessi al pronto soccorso in tutta la regione (vedi grafico). I numeri dei contagi, ma soprattutto dei decessi, non accennano a diminuire, ma diversi indicatori rendono sempre più concreta la speranza che il Coronavirus in Lombardia possa finalmente frenare la sua corsa. È stato uno «tsunami pazzesco», come lo definisce nel punto stampa di oggi, 28 marzo, l’assessore al welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera.

Il bollettino dei contagi

È arrivato a quasi quarantamila il numero dei contagiati da Coronavirus in Lombardia. L’aumento rispetto a ieri, 27 marzo, è di 2117 positivi, che porta il totale esatto a 39.415 dall’inizio dell’emergenza. Stabile il numero dei deceduti: 542, uno più di ieri, per un totale di 5944 vittime. La nota positiva di oggi, 28 marzo, è che continua la frenata dei nuovi ricoveri. In terapia intensiva ci sono 1319 pazienti, ovvero 27 più di ieri, mentre gli ospedalizzati non in terapia intensiva sono 11.152, solo 15 in più. Effetto anche di un notevole numero di dimissioni dagli ospedali, ben 916: sono 9000 i pazienti guariti dal Covid-19 e tornati a casa.

Province stabili

A livello territoriale, i numeri si stabilizzano un po’ in tutte le province. In provincia di Varese, dopo l’esplosione di casi positivi di ieri, il trend torna a stabilizzarsi: altri 57 contagi, che portano il totale a 768. A Milano i casi sono 7783 con 314 positivi in più nelle ultime 24 ore, in diminuzione rispetto ai 547 di ieri. Nella provincia di Lodi, epicentro della prima “zona rossa”, si registra l’aumento di contagi in assoluto più basso: 23, di cui solo due a Codogno.

Meno accessi ai PS

Ma c’è un altro dato che rafforza la convinzione che l’inversione di tendenza possa essere in arrivo, quello degli accessi ai pronto soccorso. In calo ovunque le chiamate alle quattro centrali operative del 118 in Lombardia, particolarmente significativo il trend in diminuzione nella zona di Bergamo/Brescia, così come l’arresto di un trend di crescita in quella di Milano e Monza, oltre ad una crescita in frenata sia nelle province di pianura che in quelle di Como/Varese/Lecco. Segno che forse il peggio sta finalmente passando?

Tamponi anche nei laboratori privati

Intanto Regione Lombardia può affinare la sua strategia di risposta all’emergenza. Una delle novità è la disponibilità chiesta ai laboratori privati per «dare una mano» nel processare i tamponi, come aveva invocato anche il presidente della commissione sanità di Regione Lombardia Emanuele Monti. «Ad oggi -fa notare l’assessore al welfare Giulio Gallera – abbiamo eseguito 102mila tamponi, più di ogni altra regione. In un giorno ne possiamo processare cinquemila, con i privati potremmo forse arrivare a 7-8mila. Ma il bisogno del mondo sanitario è molto più ampio: 8mila medici, 120mila dipendenti, 300mila con il sociosanitario. E non possiamo aspettare giorni per avere gli esiti». Di qui la scelta di optare per i tamponi agli operatori sanitari e ai medici di medicina generale che al controllo della temperatura risultassero con più di 37,5 di febbre.

Arrivano le Usca

Inoltre, non potendo fare tamponi a tappeto per i motivi di cui sopra, Gallera ribadisce che la linea scelta da Regione Lombardia è quella di «considerare pazienti Covid non solo quelli ospedalizzati, ma anche quelli a casa che presentano sintomi». Sarà compito dei medici di medicina generale «consultare al telefono tutti i pazienti a rischio, quelli fragili e quelli con sintomatologia. Appena il medico riterrà che il paziente ha bisogno di una visita, attiverà le Unità speciali di continuità assistenziale». Le Usca sono già state attivate a Bergamo e sono pronte per intervenire anche nelle altre province più colpite dall’emergenza Coronavirus, Brescia per prima.

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