I “se” e i “ma” attorno al Pd e alla sua neo segretaria

bottini pd schlein

di Gian Franco Bottini

Con sorpresa generale, da circa una settimana il Partito Democratico ha un nuovo segretario nazionale; per la prima volta nella sua storia si tratta di una donna, che di nome fa Elley e di cognome fa Schlein. Come si suol dire, una quasi sconosciuta al grande pubblico. Fra i suoi primi atti, nell’entusiasmo della vittoria, parafrasando la Giorgia nazionale lei ha metaforicamente cantato “Sono una donna, non sono una santa” (cosa politicamente di dubbio interesse), ma al di là di questo poco altro di concreto ci ha ancora fornito di sé, non foss’altro per far comprendere quale sarà il taglio della sua gestione del partito.

Il tutto rappresenta certamente una grande novità che, “se” funzionerà, obbiettivamente potrà fare solo del bene, oltre che al suo partito, anche alla nostra democrazia, che di una “seria” ala progressista ne ha da tempo un gran bisogno.

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Gian Franco Bottini

Il “se” dubitativo ci pare però d’obbligo, visto come si sono svolte le cose. Una settimana prima gli iscritti al partito avevano largamente indicato la loro preferenza per Bonaccini, una settimana dopo il voto proveniente dai gazebo ha nettamente capovolto la situazione. Non certo per critica ma solo per informazione, va ricordato che ai gazebo poteva votare chiunque passasse da quelle parti e avesse l’interesse ad essere partecipe nella scelta oltre che disponibile, seppur marginalmente, a rimpinguare le casse del partito: semplici cittadini, concorrenti politici “interessati” (5S?), piddini a suo tempo “trombati” e così via.

La prima impressione, su questo inusuale risultato, potrebbe essere assolutamente positiva se interpretata come la rivolta degli elettori di sinistra, intenzionati a sostenere la via del rinnovamento radicale, come quella necessaria per ritornare a garantire il loro voto ad un partito da tempo in crisi di semi asfissia. Saremmo comunque molto cauti in questa interpretazione, sia per la limitata dimensione dei numeri coinvolti che per i possibili inquinamenti ai quali abbiamo poc’anzi accennato. Si dovrebbe poi dover escludere di  trovarci, per l’ennesima volta , di fronte ad una delle ricorrenti performance del nostro elettorato, facile ad eccitarsi  per una novità e, “tanto per provare”, pronto a sostenerla ma altresì pronto a sconfessarla alla prima occasione, con eclatanti cadute verticali della parte in causa (Lega, 5 Stelle, Renzi, etc).

Un grande momento, questo, per la politica al femminile: la Premier nonchè segretaria del principale partito maggioranza, la Presidentessa della Corte Costituzionale e oggi la Segretaria del più importante  partito di opposizione. Le prime due arrivate grazie ad un egregio curriculum alle spalle, la Elley che, oltre alle sue tendenze sessuali, deve ancora tutto chiarire e dimostrare.

Il suo cammino sarà immediatamente difficile almeno per due ordini di ragioni, contingenti e non procrastinabili. In primis lei non potrà ignorare come la sua elezione è avvenuta e il fatto che l’attuale partito “operante” (iscritti, segreterie locali, parlamentari, eletti regionali e locali etc) in effetti non l’ha  sostenuta, o meglio, in prima battuta l’ha bocciata e che quindi oggi lei è come se si trovasse al volante di un’auto i cui comandi presumibilmente avranno difficoltà a rispondere. Secondariamente, nella suddetta situazione, se da una parte dovrà muoversi con cautela dall’altra non potrà fare a meno, con rapidità, di far comprendere come intende collocare il suo partito nell’ambito della sinistra, e quale rapporto intende instaurare con l’altro inquilino (5 stelle), al quale forse deve della riconoscenza per la sua attuale elezione.

In ambedue i casi i rischi di frizioni all’interno del partito sono latenti e metteranno presto “al naturale” la capacità di  governo (autorità con dialogo e moderazione!) della neo-segretaria, con il rischio aggiuntivo di deludere anche i suoi sostenitori che, se bene ne abbiamo compreso la natura, potrebbero essere degli impazienti del tipo “abbiamo vinto adesso tocca a noi”.

E’ inutile nascondere che i rischi di separazioni (non ci permettiamo di parlare di scissioni) sono dietro l’angolo e che se ciò accadesse avverrebbe verso il “centro”; quel famoso Terzo Polo dove però, obbiettivamente, si fatica ad intravedere la presenza di una figura politica in grado di prenderne le redini. Ci viene da pensare che se nello scenario politico italiano esistesse oggi una chiara e definita area socialdemocratica, per la buona Schlein la vita sarebbe ancor più dura.

bottini pd schlein – MALPENSA24