Il ciclone Elly Schlein risparmia le giunte, ma scuote il PD in provincia di Varese

Le giunte a guida PD non si toccano, a partire dalla punta di diamante: quella di Varese (qui sopra)

VARESE – Non vincerà mai e poi ha vinto. E ora? “Non cambierà nulla. Per lo meno nel breve periodo”, dicono molteplici voci dei bonacciners quando si indaga sul futuro dei dem a Varese e provincia. Ma sarà davvero così? La sensazione è che Elly Schlein ha la stoffa per sovvertire ogni pronostico, per ribaltare tutto ciò che appare scontato. Per agitare acque calme e diventare tsunami nel (sin’ora) fin troppo placido stagno piddino.

Le giunte non si toccano

La partita però, su questo i dem dell’una e dell’altra mozione concordano all’unanimità, non si giocherà nelle amministrazioni. In due parole: a nessuno è partita la biglia di far scattare il cinema nelle realtà dove il Pd governa. A partire da Varese. Insomma i sindaci democratici, a partire da Galimberti, possono contare sulla spinta di entrambe le ali (maggioritarie) del partito. I giochi, infatti, sono aperti e si apriranno dentro al partito, nei circoli, a ogni livello: regionale, provinciale e cittadino. Varese (qui sì) compreso.

Il mostro a due teste

Per capire cosa accadrà, bisogna prima andare a fondo su cosa è accaduto. Partiamo dalla Provincia di Varese. E il risultato sembra davvero un mostro a due teste. Ovvero: dalle primarie degli addetti ai lavori (i militanti, per intenderci) lo scontro tra le due mozioni è finito in perfetta parità; inequivocabile invece il risultato delle consultazioni aperte. Domenica gli elettori (del Pd?) hanno detto di voler un partito più radicale e che questo partito dovrà essere costruito e guidato da Elly Schlein. Anzi, qui in provincia più del 60% ha dato questa indicazione. Percentuale che fa il paio con quella nazionale (meno ampia, ma altrettanto netta).

“Non siamo qui a pettinare le bambole”

“Ma non è che abbiamo vinto per niente”, dicono gli “Elly fans”. Il che significa (per dirla alla Bersani): “Non siamo mica qui a pettinare le bambole”. E, infatti, si affilano le lame. Certo il rumore non si sente, ma solo perché forte è ancora il rombo della vittoria. Il primo bersaglio grosso però potrebbe essere il direttivo provinciale. Avverrà quando avverrà, ma più o meno tutti, a microfoni spenti concordano sull’opportunità di un cambio.

Chi al posto di Giovanni Corbo, segretario in carica (e in prorogatio) e ufficialmente equidistante dalle due anime piddine? Non bisogna essere dotati di grande fantasia per ipotizzare a una candidatura in quota Schlein. E perché no, ora che il anche il PD ha sfondato il soffitto di cristallo con il primo segretario donna, una candidata al femminile? I nomi non mancano, a partire da Alice Bernardoni, consigliere comunale a Tradate, vice di Corbo e che può contare anche sul buon risultato ottenuto alle regionali. Non solo, Bernardoni ha vissuto la campagna elettorale in ticket con Samuele Astuti, capolista dei bonacciniani in provincia di Varese. Quindi, sarebbe un ottimo anello di congiunzione tra le due anime. Oppure, Rossella Dimaggio, assessore a Palazzo Estense, sostenitrice del “cambio” di genere (non assessore bensì assessora) quando di mezzo c’è una donna come netta affermazione della parità fra uomo e donna. E ancora, ma qua davvero vorrebbe dire osare e osare tanto: come non pensare a una figura giovane, Helin Yildiz, consigliere comunale a Varese, che ha mostrato di che pasta è fatta proprio nel coordinare in provincia la mozione Schlein al punto da essere chiamata a intervenire anche sul palco milanese all’evento di chiusura campagna delle primarie. Insomma, in questo campo, le alternative non mancherebbero, forti della seconda testa del mostro uscito dalle urne: il voto “popolare”.

Bonacciners occhi aperti e orecchie tese

E nell’altra metà campo dem? Qua al momento si gioca a minimizzare il verdetto. Chi doveva dichiarare ha dichiarato (e, in maniera del tutto onesta, ammesso la sconfitta). E chi non aveva l’onere di spiegare, dopo domenica sera, ha glissato. Forte del fatto che il partito, cioè chi ha in tasca la tessera e in mano le leve del Pd e dei governi cittadini, sono in buon numero (forse un pugno di voti in più rispetto al nuovo segretario nazionale) della “filiera Bonaccini”. Volare basso e in attesa che a imprimere la rotta sia propria la nuova leader dei dem. Poiché se da un lato è vero che – come dice qualcuno – “è finita l’epoca che decidono sempre i soliti e il partito esegue”, dall’altro la Schlein revolution deve ancora indicare in maniera chiara e concrete come le dichiarazioni d’intenti possano essere declinate sui territori e nei circoli. E il tempo non sarà medico bensì arbitro: più passa e più si raffredderanno i cuori che la Schlein ha incendiato con il risultato che, affinché nulla cambi, tutto deve cambiare.