Il giorno dopo il voto in provincia di Varese: FdI ha vinto. «Anzi no»

VARESE – In Fratelli d’Italia c’è chi festeggia e chi fa i conti. Che, alla fine, non tornano del tutto. Il colpaccio del centrodestra a Lonate, il 48% di Marino a Jerago insufficiente a ribaltare l’Aliverti Team e utile solo a ridurre di molto il gap dalla maggioranza, distacco che fino a cinque anni fa era una voragine, sono argomenti di discussione nel foyer della politica. Al pari degli zero incassati dai meloniani che, a ben guardare, seppur il giro elettorale non fosse di grande peso, sono più dei successi. Ma andiamo con ordine.

I conti che non tornano

Pare che, più che sulle chat ufficiali in quelle “correntizie”, il clima di gioia in casa Fratelli d’Italia sia già tramontato. E all’orizzonte fa capolino l’incazzatura alimentata anche da “toni trionfalistici fuori luogo”. La disamina di chi a urne chiuse e bocce ferme tira la riga e fa i conti è piuttosto spietata. Vediamola per punti.

  1. «Siamo il primo partito del centrodestra in provincia di Varese, ma su sette Comuni al voto non abbiamo presentato un candidato sindaco».
  2. «In alcuni Comuni non abbiamo presentato nemmeno la lista. Vedi Angera, dove il nostro referente non si è assunto la responsabilità di correre, o Azzate, dove qualche pasticcio è stato fatto e dove un possibile candidato sindaco avremmo anche potuto metterlo in campo».
  3. «Ad Angera il nostro patrimonio di 800 voti delle ultime politiche e i 700 di Azzate a chi sono andati? Non a Fratelli d’Italia, visto che ufficialmente non avevamo candidati».
  4. «Veniamo ai risultati. Dopo lo spoglio abbiamo: zero sindaci eletti di Fratelli d’Italia, due consiglieri di maggioranza (che saranno anche assessori) a Lonate, dove però il nostro candidato a presidente del consiglio è fuori, e un paio di consiglieri di opposizione. Troppo poco per cantare vittoria».

Soprattutto se si pensa che Forza Italia, rimasta intruppata per tutta la campagna elettorale, ha incassato più di quanto abbia pesato. Mentre la Lega può sventolare la bandiera grazie al sindaco Carraro a Lonate e piantare il gonfalone ad Azzate. «Si tenga conto – aggiungono i Fratelli – che in questa campagna elettorale chi ha messo i campo i pezzi da novanta siamo stati proprio noi». Dagli onorevoli Andrea Pellicini, Andrea Mascaretti e Paola Frassinetti, passando dai regionali Marco Alparone (vice di Fontana), Francesca Caruso (assessore), Giuseppe De Bernardi Martignoni (consigliere), fino al sindaco di Busto Emanuele Antonelli, in genere poco avvezzo alle adunate di partito. Si sono visti praticamente solo loro.

Vittoria di latta?

In realtà, occorre dire che la vittoria di Lonate Pozzolo, a lungo insperata, val bene la gioia sbandierata di un partito che, è vero, in amministrazione conterà meno di quello che in realtà ha pesato. Ed è anche vero, però, che un partito che può contare sulla forza elettorale che ha in questo momento Fratelli d’Italia non può lasciare “buchi” nei Comuni al voto e chiamarsi fuori per timore di non vincere.

Tra chi stappa champagne senza star lì a guardare troppo per il sottile, e chi invece gira il dito nella piaga, c’è il “Fratello di mezzo”, ovvero colui che davanti ai risultati ha già voltato pagina ed esprime un pensiero che si può così riassumere: «Diciamo che un brindisi a prosecco va più che bene, visti i risultati. Senza esagerare però, perché questo giro elettorale ha confermato che siamo il primo partito, ma non ancora un partito leader radicato su tutto il territorio. Siamo diventati grandi di colpo e non abbiamo la bacchetta magica. Certo è che chi guida il partito in questa provincia deve superare la sindrome da cerchio magico del 3%».