Il nuovo stadio di Inter e Milan a Sesto San Giovanni? La politica si divide

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Iner e Milan davvero pronti ad abbandonare lo stadio di San Siro per Sesto San Giovanni?

MILANO – Da un lato la speranza che “Sesto diventi più di un ‘piano b'” per Milan e Inter. Dall’altro, la convinzione che quest’opera sia “una boutade del sindaco per sviare dai temi della campagna elettorale” e “un mezzo di pressione sul Comune di Milano”. Il futuro stadio delle società milanesi divide la politica di Sesto San Giovanni, con il sindaco uscente di centrodestra, Roberto Di Stefano, che, in vista delle elezioni del 12 giugno, prova ad accelerare mentre il suo sfidante di centrosinistra, Michele Foggetta, tira il freno a mano.

 Prima di tutto, Di Stefano precisa di non essere stato presente al sopralluogo effettuato dal nuovo patron del Milan, Gerry Cardinale, sulle aree dell’ex Falck, dove potrebbe nascere il nuovo stadio. “È stata la proprietà a comunicarmi del sopralluogo”, afferma alla agenzia Dire. “Io non ho contatti diretti con RedBird” (il fondo che sta ultimando l’acquisto del Milan, ndr), dice il sindaco, così come non ha contatti con l’Inter: “Non sento io le società, è la proprietà dell’area, che è privata, che ha in capo la trattativa”.

Ma il sopralluogo indica che la trattativa sta entrando nel vivo? “Assolutamente no, non c’è nulla“, replica il candidato di centrosinistra Foggetta, convinto che “Sala farà di tutto per tenere le due società a Milano” e che sia il Milan che l’Inter “vorranno restare” lì dove sono. Per i due club, comunque, i vantaggi di un trasloco a Sesto San Giovanni non sarebbero pochi. “Iniziano a capirne le potenzialità”, dice il sindaco Di Stefano, che vede “un’area completamente da disegnare, ma già collegata con la metro al centro di Milano”. Ma soprattutto un vantaggio “in termini di tempistiche” perché, trattandosi di un’area privata, il Comune può offrire “tempi di realizzazione certi” e “ai fondi interessa avere tempi certi dell’investimento”.

Argomenti che non stanno in piedi per lo sfidante Foggetta, convinto che l’ipotesi Sesto “sia solo un modo per mettere pressione al Comune di Milano per arrivare in fretta a un accordo”. Senza contare i problemi che si verrebbero a creare nel comune della città metropolitana, che ha già “grossi problemi con la gestione dell’ordine pubblico”, perché sono in servizio “troppi pochi agenti di polizia locale. Se dovesse arrivare lo stadio – precisa Foggetta- – la gestione dell’ordine pubblico avrebbe bisogno di ben altri numeri”. 

Ma i terreni dell’ex Falck, individuati come l’area in cui dovrebbe nascere lo stadio, risultano adeguati? Il sindaco Di Stefano punta sul fatto che “quelle aree sono già demolite e bonificate, quindi basterebbe presentare la variante e automaticamente, con i tempi tecnici, si potrebbe già iniziare a costruire”. Inoltre, aggiunge, “stiamo parlando delle aree dismesse più grandi d’Europa che riprendono vita dopo anni di abbandono, le stiamo disegnando in questo momento. Andare a inserire uno stadio ci permette di disegnare tutto in maniera armonica”. Una cosa diversa rispetto a Milano, “dove invece l’area è circoscritta all’interno di un centro già urbanizzato e abitato”. I terreni dell’ex Falck, replica Foggetta, “hanno già un progetto disegnato da portare a termine, che parla dell’arrivo della città della salute. Stiamo parlando di uno stadio che atterrerebbe tra due grandi strutture ospedaliere e andrebbe a sostituire quel verde di cui Sesto ha bisogno. La direzione opposta a quella che vogliamo percorrere”.  

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