Il problema di Forza Italia a Varese? Il traffico

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In una mitica scena di Jhonny Stecchino, film di Roberto Benigni, un esponente di Cosa Nostra elenca le piaghe della Sicilia e di Palermo: l’Etna, la siccità e, piaga delle piaghe del capoluogo, il traffico. “Un traffico di cui mi vergogno a parlarne, che mette famiglie contro famiglie”. Si ride amaro, naturalmente. Un po’, seppure partendo da altri presupposti, quanto può succedere alla lettura del comunicato con cui Forza Itala di Varese chiama a raccolta il 5 ottobre i militanti, i sostenitori e i simpatizzanti per un confronto su alcuni temi che dovrebbero fare da volano alla ripartenza politica del partito in provincia. Per esempio, il cuneo fiscale, l’immigrazione, il lavoro. Straordinaria dissimulazione della realtà per un partito che, come il personaggio del film di Benigni, invece di andare al cuore del problema, parla d’altro. Per carità, qui la mafia non c’entra, caso mai fanno da sfondo la questione etica e il rapporto della politica, di una certa politica, con la gestione della cosa pubblica.

Qualcuno obbietterà: siamo sempre nel campo dell’illecito, vero o presunto che sia, pur sempre comportamenti da censurare senza se e senza ma. Tant’è che la magistratura, come tutti sanno, ha agito di conseguenza decapitando i berlusconiani del Varesotto. D’accordo, ma la mafia, quella comunemente intesa, è un’altra faccenda. Non per questo Forza Italia deve esimersi da una profonda autocritica collettiva su ciò che è accaduto, al di là del facile e legittimo refrain che nessuno è colpevole fino alla sentenza definitiva. Qualcosa di pesante sotto il profilo morale e della correttezza ha minato alla base la compagine berlusconiana, altro che balle. Da lì deve partire il confronto annunciato per ottobre. Da lì, non da altre considerazioni che finiscono per disorientare i cittadini e, quindi, l’elettorato.

Partire da lì per riprendere un ruolo politico serio, credibile e determinante nell’ambito provinciale e di un centrodestra ripiegato sulla Lega. Che oggi fa il bello e il cattivo tempo, in forza dei numeri e per la mancanza di interlocutori affidabili in provincia e non solo. Su che altro bisogna riflettere, se non su questo? Invece finiranno per prendere il sopravvento, come già si intravvede, gli schieramenti interni, le appartenenze amicali, le difese d’ufficio e quant’altro non servirà al rilancio del partito, in difetto clamoroso di consensi e al centro delle osservazioni negative della gente.

Il rischio è che senza un’autocritica convinta si faccia poi di ogni erba un fascio, diventando sempre più marginali di quanto non lo si sia già. Gli esempi? Forza Italia ha alzato bandiera bianca a Busto Arsizio, ancor più a Gallarate, sottomettendosi al volere interessato (politicamente) di sindaci e partiti sovranisti alleati. Un disastro. Non ha ancora saputo trovare uno scatto d’orgoglio, separando, come si diceva una volta, il grano dal loglio. Certo, i vertici regionali e nazionali non aiutano, hanno guardato e guardano da un’altra parte, come sempre hanno fatto tranne che nei periodi elettorali, quando hanno attinto a piene mani a discapito degli esponenti locali forzisti.

A Varese hanno inviato un commissario, una persona perbene, Giacomo Caliendo, ma sinora sottotono rispetto alla necessità di dare una scossa. Probabilmente ci vuole tempo per metabolizzare la batosta giudiziaria. Sappiamo che qualche apprezzabile esponente forzista, rimasto con la schiena dritta nonostante tutto, si sta muovendo sottotraccia a Busto e in Provincia: prova a ricucire le fila o, nell’eventualità, a realizzare inediti contenitori. Altri invece si agitano in modo scomposto e addirittura minacciano querele, altri ancora vorrebbero recuperare le vecchie e ora improponibili rendite di posizione (Agorà). Nel frattempo la politica nazionale si scompone e si ricompone. Le sirene di Renzi, Calenda, Toti e affini cercano di catturare adepti tra i cosiddetti moderati, compresi forzisti, civici, senza casa e scappati di casa alla ricerca di un’identità.

Le acque sono e restano mosse. Ma non si può tornare a navigare in sicurezza senza un preventivo atto di consapevolezza e di presa di distanza da alcune situazioni che, al momento, risultano deleterie sotto ogni profilo. D’accordo, verso gli indagati intervengono i rapporti d’amicizia. Ma una cosa sono i sentimenti e i sentimentalismi, un’altra gli obiettivi della politica. Se non si è capaci di un distinguo e, quindi, di discontinuità, non si andrà da nessuna parte. Bloccati nell’ingorgo del traffico al quale, come nel film di cui sopra, si addebitano tutti i  mali.

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