In Basilica il funerale di Augusto Spada: «Ha fatto cantare le pietre di Busto»

BUSTO ARSIZIO – «L’architetto Augusto Spada ha fatto cantare le pietre di questa nostra città». A ricordarlo con affetto è il suo “vecchio” amico don Giuseppe Grampa, sacerdote bustocco quasi coetaneo di Spada, che ha concelebrato la Messa funebre in Basilica di San Giovanni insieme al Prevosto monsignor Severino Pagani. In tanti hanno gremito le panche della Basilica per l’ultimo saluto all’architetto appassionato della storia della città, scomparso mercoledì 2 marzo all’età di 80 anni. In prima fila c’erano i familiari, la moglie Fara, la loro figlia unica Sabina e i fratelli, ma anche la vicesindaco e assessore alla cultura e identità Manuela Maffioli, in rappresentanza della Città di Busto Arsizio.

Il ricordo di don Grampa

Augusto Spada, queste le parole di don Giuseppe, «era innamorato della bellezza, l’ha fatta riscoprire liberandola dal degrado per farla nuovamente risplendere». Un’omelia che ha ripercorso le tappe della vita del noto architetto, nato «nel cuore della città, in vicolo Re Magi, con la mamma Annunciata, la sorella Mariolina e i fratelli Ambrogio ed Ercole (noto designer, ndr)», formatosi al liceo scientifico e poi al Politecnico di Milano, fino alla professione e all’insegnamento all’Itis, ma caratterizzatosi soprattutto per la passione con cui ha seguito i restauri e ha divulgato la storia. «Lo salutano le antiche pietre di questa Basilica, durante il restauro ha come accarezzate una per una – ha ricordato don Grampa – le pietre delle chiese gli sono state care, San Giovanni, Santa Maria, San Gregorio e la Chiesa vecchia di Sacconago. Le ha amate e ne ha rinnovato la bellezza. E ha amato anche le pietre della nostra città, curando il restauro di palazzo Cicogna sottratto all’incuria. Ma anche gli spazi più umili, come le corti, che avrebbe voluto riportare a nuovo splendore, allargando la zona pedonale del centro storico». Fino al restauro del «rifugio Città di Busto, sulle montagne della Val Formazza, suo grande amore, da consigliere del CAI Busto e grande camminatore sulle nostre Alpi». E al «carico di sofferenza» avuto con «l’insorgere della malattia incurabile che si portò via in tenera età l’amatissima unica nipote Arianna».

I tanti tributi

A Spada ha tributato «affetto e riconoscenza» anche don Severino Pagani, che lo ha definito «un pezzo della nostra città che va in Paradiso», mentre il Prevosto emerito monsignor Claudio Livetti ha celebrato in contemporanea una Messa nella casa albergo Borri, alla Provvidenza. Ne ricorda «la magnanimità, la cordialità, l’affetto spontaneo, la generosità continua, doti che offriva con un indimenticabile sorriso sulle labbra e in quegli occhi che non hanno mai perso la purezza dell’infanzia» l’ex assessore alla cultura Luciana Ruffinelli. La tumulazione della salma di Augusto Spada è in programma domani pomeriggio, 5 marzo, alle 16 nel cimitero principale di Busto.

La poesia del benemerito Luigi Giavini

Augusto Spada. Ti sé ‘ndèi in silenziu / silenziu cha sa fá preghéa / preghéa / cun tanti granèi da Sapienza/ dunáa cun Umiltá. / Magnificat, pa’a tó Arte / Magnificat, pa’ i tó Stori / Magnificat, pa’ a tó Civiltà./ Dananzi aa tó vita / tüta in
salía / a gh’ho dumá da dí / a nom da tüta Büsti, / chèla Grandi, : / Grazie!

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