Infortuni sul lavoro, Lombardia maglia nera. “Serve maggior sicurezza”

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MILANO – Continua inarrestabile la strage sul lavoro ma bisogna saper leggere bene i dati: nei soli primi 10 mesi dell’anno, da gennaio a ottobre, le morti sono apparentemente scese a 896. Se si intende, però, chi ha perso la vita mentre era intento ad una occupazione sono salite: la crescita è dell’1%, a 654 persone. Sono in flessione invece quelle cosiddette in itinere, cioè chi è deceduto in viaggio: si registra un -18,5%, a 242 casi (ma qui il discorso è diverso perché entrano in gioco fattori anche esterni alle imprese, le condizioni del traffico, il maltempo e così via). E’ quanto emerge, fra l’altro, da un’indagine sui più recenti dati Inail e dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre.

Sono ancora Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Veneto, Piemonte, Campania e Sicilia le Regioni in cui si muore di più. Gli incrementi più rilevanti rispetto al 2018 vengono registrati, invece, nelle Marche, nel Lazio, in Campania, in Sicilia e in Trentino Alto Adige.

I dati regione per regione

Il maggior numero di vittime in occasione di lavoro viene registrato in Lombardia (102), Lazio (64), Piemonte (61), Emilia Romagna (60), Campania (54), Veneto (48) e Sicilia (46). La provincia in cui si muore di più in occasione di lavoro è Roma (43 decessi). Seguono: Brescia (25), Napoli e Milano (22), Torino (21), Foggia (17), Bologna (15), Cuneo, Firenze e Vicenza (14), Palermo e Verona (13).
“Da gennaio ad ottobre hanno perso la vita 896 lavoratori, con un decremento rispetto allo scorso anno pari al 5,2%. Il punto è che, innanzi ad una flessione complessiva della mortalità, non si può fare a meno di rilevare come i decessi in occasione di lavoro siano invece aumentati. Un incremento dell’1% che diventa assolutamente significativo e tragico, perché è la conferma, anche quest’anno, di come la sicurezza nei luoghi di lavoro in Italia continui ad essere un miraggio in un deserto di disinteresse collettivo”, afferma analizzando i dati statistici l’ingegnere Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio. “La maggior sicurezza percepibile dalla diminuzione della mortalità complessiva sul lavoro, dunque, è solo un risultato apparente – sottolinea ancora Rossato – in realtà, il decremento degli infortuni in itinere non trasmette un dato corretto in merito al livello di sicurezza nei luoghi di lavoro nel nostro Paese”.
A confermarlo, del resto, ci sono i numeri dei primi dieci mesi dell’anno: sono infatti 654 le vittime rilevate in occasione di lavoro e 242 i lavoratori che hanno perso la vita in itinere. In Lombardia la situazione peggiore con 137 decessi complessivi. Seguono: Emilia Romagna (88), Lazio (83), Veneto (82), Piemonte (79), Campania (70), Sicilia (67), Toscana (61), Puglia (52), Trentino Alto Adige e Marche (26), Abruzzo (24), Calabria (23), Liguria (16), Umbria (15), Basilicata (14), Sardegna e Friuli Venezia Giulia (13), Molise (7).
Le donne che hanno perso la vita nel 2019 sono 76. Gli stranieri deceduti da gennaio ad ottobre 2019 sono 163.

La triste maglia nera della Lombardia

Il maggior numero di infortuni mortali verificatisi esclusivamente in occasione di lavoro in Italia viene registrato in Lombardia (102), Lazio (64), Piemonte (61), Emilia Romagna (60), Campania (54), Veneto (48) e Sicilia (46). Seguono: Toscana (41), Puglia (37), Trentino Alto Adige (22), Abruzzo (19), Marche (18), Calabria (17), Basilicata (14), Liguria e Sardegna (12), Friuli Venezia Giulia (11), Umbria (10) e Molise (6).
La provincia in cui si conta il maggior numero di infortuni mortali in occasione di lavoro è Roma (43 decessi). Ed è seguita da: Brescia (25), Napoli e Milano (22), Torino (21), Foggia (17), Bologna (15), Cuneo, Firenze e Vicenza (14), Palermo e Verona (13).
A mietere più vittime in occasione di lavoro sono: il settore delle Attività Manifatturiere (97) e quello delle Costruzioni (con 93 decessi). Seguono: Trasporto e Magazzinaggio (70), mentre nel Commercio, riparazione di autoveicoli e motocicli i morti sono 37. La fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro totali è tra i 50 e i 59 anni (309 su 896 vittime). Il rischio di mortalità più elevato rispetto alla popolazione lavorativa, invece, viene registrato in Basilicata con un indice di 74,3, vale a dire quasi tre volte l’indice medio nazionale (28,4).

Mai abbassare la guardia

In Lombardia, le denunce di infortuni mortali sono in aumento del 3%: 137, come già scritto, contro le 133 di gennaio-ottobre 2018. “Ancora una volta si dimostra che non si può abbassare la guardia. La situazione è inaccettabile, Regione Lombardia deve dare al più presto attuazione agli interventi condivisi con Cgil, Cisl, Uil – afferma Pierluigi Rancati, segretario regionale lombardo della Cisl – sia accelerando le procedure di bando e il reclutamento del personale necessario al potenziamento degli organici Ats per le ispezioni e la prevenzione, sia attuando un corposo piano di azione formativa e la rimessa in moto degli organismi paritetici”. Tra le province si conferma il primato negativo di Brescia: +61%. Per contro, Milano Metropoli segna un calo: da 40 a 32 infortuni mortali. Il dato relativo agli infortuni totali in Lombardia è in diminuzione dello 0,25%: da 99.531 a 99.278.
Sul fronte delle malattie professionali si rileva una stabilità: a gennaio- ottobre 2018 erano 3.439, a gennaio-ottobre 2019 3.478, con il macro settore “industria e servizi” a giocare la parte prevalente. La patologia più diffusa è quella relativa al sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo, con 1.814 casi nel 2019, contro 1.855 nel 2018.

Angela Bruno

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