La “voce” degli steward con Forza Italia. Visentin: «Lo sport merita più rispetto»

Varese Sergio Visentin Forza Italia

VARESE – Non per sport, ma per lo sport. Sergio Visentin, una vita nel mondo sportivo varesino, ha deciso di candidarsi per mettere a disposizione la sua esperienza e le conoscenze maturate negli anni allo stadio, al palazzetto e al Palaghiaccio come referente degli steward (attualmente è responsabile degli steward del palaghiaccio) e come dirigente di società (Team Manager dell’Accademia Varese). E spiega subito la sua scelta: «Non ho colori politici. Mi fido di Matteo Bianchi e conosco Piero Galparoli. Per questo mi sono candidato nella lista dei moderati guidata da Forza Italia­».

Srergio Visentin, lei dice di non avere colori politici ma per queste elezioni ha fatto una scelta di campo. Perché?
«Due sono i motivi. Il primo sono le persone, ovvero mi fido di Matteo Bianchi e conosco Piero Galparoli. Il secondo motivo è che non ho condiviso le scelte del sindaco Galimberti. Soprattutto quelle legate alla riqualificazione del palaghiaccio».

Il palaghiaccio appunto. Il cantiere sta andando avanti e quando sarà finito Varese potrà godere di un impianto di eccellenza. Questo non basta? 
«Vero, ma intanto alla fine avremo perso due anni. O meglio, in questi due anni, quanto hanno pagato le società, gli atleti e le famiglie? Mi spiego meglio. Non discuto i lavori, ma la gestione dell’intera vicenda. L’amministrazione non ha pensato a un’alternativa concreta per chi pratica gli sport del ghiaccio per il periodo di inutilizzo dell’impianto. E Varese è una città che “vive di ghiaccio”. Non si possono lasciare gli atleti senza “una casa” così a lungo. Vorrei ricordare le difficoltà che tutti stanno affrontando: allenamenti e partite tra Como, Milano e Bergamo. E’ vero, tra qualche mese avremo una bellissima struttura. Ma c’è un grosso rischio».

Quale? 
«Quanti atleti abbiamo perso nel frattempo? E quante società riusciranno a resistere? I costi sono enormi e i sacrifici non si possono quantificare. Insomma, Varese avrà una grande struttura, ma non è detto che avrà ancora l’intero panorama sportivo del ghiaccio».

Quindi, secondo lei, cos’è mancato? 
«Il dialogo, il confronto e direi uno sforzo in più per tutelare un patrimonio sportivo che fa dà lustro alla nostra città. Nel nostro palazzetto sono cresciuti e si allenano atleti di livello internazionale. Varese, nell’hockey, ha vinto scudetti e una coppa europea. Il movimento avrebbe meritato un altro trattamento e non un incontro con il sindaco alle 6.30 del mattino, durante il quale sono state fatte promesse non mantenute».

Secondo lei Matteo Bianchi come potrebbe invertire la rotta? 
«Innanzitutto Bianchi è un ex hockeista. Sa bene di cosa si sta parlando. Non a caso ha messo in campo l’idea di realizzare una doppia pista del ghiaccio. Una necessità più che una novità. E forse l’unico modo per ridare entusiasmo a tutte le società. Ma anche una prospettiva serie che aiuta a tenere duro nei mesi che ancora mancano per vedere la struttura finita».

Lei conosce molto bene anche il mondo del Franco Ossola. Come valuta l’idea di Bianchi di dare a Varese uno stadio più piccolo, ma anche più fruibile per gli eventi culturali? 
«Questa è la strada. Oggi non è più possibile avere un grande stadio vuoto quando si gioca e spento quando non ci sono eventi sportivi. La città, ma direi tutta la provincia, ha bisogno di una struttura più moderna, con un capienza ridotta, ma pensata per accogliere anche altri eventi. Allo sport, alla cultura e al tempo libero serve un polo di questo tipo. E il nuovo Franco Ossola potrebbe colmare questo vuoto».

Ma lo sport non vive solo di grandi impianti, non crede? 
«Lo so bene e lo vivo tutti i giorni da dirigente di una società sportiva sportiva. Lo sport vive di strutture ben tenute e gestite bene. E sulla gestione l’amministrazione non ha certo brillato. Anche qui, dialogo e confronto con le società sono mancati. Bisogna invertire la rotta. Come sui finanziamenti alle società. Se sono, come dicono, un patrimonio, serve anche che vengano sostenute in maniera concreta».