Il dubbio dei leghisti di Varese: il ritorno di Salvini in città conviene oppure no?

varese Matteo Salvini elezioni 2021

VARESE – Con la gazebata del centrodestra, oggi (domenica 10 ottobre) si chiude la parte più folcloristica della campagna elettorale del ballottaggio. Ovvero quella più festosa, messa in campo per tenere calde le emozioni e acceso il fuoco della truppa di candidati consiglieri. Soprattutto quelli delusi, che sono rimasti con la bocca asciutta. E che, è umano, potrebbero abbassare la tensione ora che le ambizioni personali pre elettorali sono state sgonfiate dell’esito delle urne. Iniziative finalizzate a stare in mezzo alla gente per sentire l’umore, per chiedere di tornare a votare, perché l’altro subdolo nemico è l’astensionismo.

Ora in trincea

Ma da domani la campagna subirà uno switch: e da “festosa” diventerà tesa. I prossimi saranno cinque giorni durissimi, da guerra di trincea, con l’obiettivo di conquistare voto dopo voto. E sul come farlo il dibattito è aperto. Soprattutto in Lega, dove il tema è “portiamo o non portiamo Matteo Salvini?”.

Quanto conta “mostrare” l’argenteria di Partito?

Se da un lato è vero che a decidere sarà il capitano, dall’altro non si può non registrare l’umore della truppa. Il Matteo leghista nella doppia uscita varesina del primo turno ha certamente scaldato le piazze (la Cacciatori delle Alpi la prima volta e la XX Settembre la seconda). Piazze però tutte da interpretare. E a farlo sono stati proprio i leghisti varesini: nei due appuntamenti, ma soprattutto in quello davanti al tribunale, c’era tanta gente, c’era il popolo del Carroccio, ma pochi varesini. Chi conosce i volti militanti, infatti, confida: “Se avessimo tolto le truppe cammellate provenienti dai Comuni extra Varese, non ci sarebbe stata tutta quella gente“. E siccome il tema è come arrivare al cuore di chi è stato lontano dalla urne al primo turno il problema si pone in questo modo: “I big in piazza scaldano il cuore degli elettori o lo lasciano freddo e indifferente?“.

Si dice che qualche leghista la risposta l’abbia data. Facendo una riflessione (espressa più o meno in questi termini: “Siamo proprio sicuri di portare Salvini?”). Pensiero che molti conservano nel cuore, ma che nessuno ha il coraggio per mettere sul tavolo e “guardarlo” negli occhi. Anzi, dicono sempre i ben informati, quella riflessione, diventata eresia appena da pensiero si è fatta parola, pare sia uscita dallo stretto consesso e soffiata nelle orecchie di persone vicinissime al capitano. E poi riportate allo stesso Salvini, il quale non le avrebbe prese tanto bene.

Qual è il Matteo giusto?

Ora, guardando come sono andate le cose fino a questo momento, si nota che da un lato c’è in campo un Davide Galimberti che ha tenuto ben lontano (quasi ) tutti i big nazionali. Certo è venuto Giuseppe Conte accolto dall’entusiasmo delle “sue bimbe” e poco più; è passato il ministro Bonetti e il governatore dell’Emilia Romagna Bonaccini, figura apprezzata (come anche i governatori del centrodestra) anche nell’opposto schieramento.

Da questa parte, invece, per sostenere Matteo Bianchi è stata “tirata fuori” tutta l’argenteria delle grandi occasioni. Tranne Giorgia Meloni che si è fermata a Busto indispettendo i Fratelli varesini. Ora, quanto le passerella dei big abbiano inciso nel portare il centrodestra al ballottaggio è difficile dirlo. Di certo, l’altra convinzione che gira in questa metà campo politica, è che, più di prima, si debba puntare sulla figura del candidato: un Matteo Bianchi che, forse non trascina le truppe cammellate provenienti da ogni angolo della provincia, ma può arrivare a parlare ai varesini.

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