Busto, l’orgoglio del Sociale che compie 130 anni: «Un teatro civico, casa di tutti»

BUSTO ARSIZIO – Il teatro Sociale “Delia Cajelli” compie 130 anni dalla sua costruzione e riflette sul suo ruolo e sul suo futuro. «Siamo un teatro civico e siamo orgogliosi di esserlo» rivela Luca Galli, presidente dell’impresa sociale che gestisce la sala di piazza Plebiscito di proprietà della Fondazione Comunitaria del Varesotto. «Siamo la casa di tutti, aperti alla città perché diamo un ritorno al territorio che non ha prezzo».

I 130 anni

Un approccio che il presidente del Teatro rivendica: «Siamo una realtà senza scopo di lucro, che ha bisogno di essere aiutata dal pubblico e dalla gente che viene a teatro – spiega – il Sociale è il teatro di Busto, è un teatro civico, ed è per questo che la Fondazione lo ha acquisito. È una realtà da sostenere». La convenzione con il Comune di Busto Arsizio garantisce al teatro Sociale un contributo annuo da 80mila euro, «di cui 30mila per i corsi di teatro e gli spettacoli per i bambini, che sono un servizio gratuito che offriamo alla città – spiega il presidente – e il resto per le serate del Comune che ci vengono remunerate 1125 euro più IVA. Se togliamo i 15mila euro di Imu che versiamo al Comune, l’IVA e il resto non avanzano neanche 30mila euro. A questo aggiungiamo che realizziamo una stagione teatrale di qualità per la città. Si è cercato di trovare un equilibrio per una fruizione del teatro a costi accessibili per tutti».

Il ruolo del teatro Sociale

Insomma, un ruolo che merita un riconoscimento, a maggior ragione quando si tocca un traguardo così significativo come i 130 anni (e dopo un anno difficile per via della pandemia), ma che apre anche una riflessione, dopo che in occasione del concerto di Ramin Bahrami per BA Classica è stato notato in un punto del soffitto un segno di infiltrazioni (solo la pittura acrilica danneggiata, ma senza essere pericolosa per nessuno), problema peraltro già in via di risoluzione. «Forse dovremmo fare un po’ di più i nostri interessi? – si chiede provocatoriamente Luca Galli – se si vuole un teatro nelle condizioni di quelli più prestigiosi, dovremmo triplicare il costo di utilizzo delle sale, per allinearlo alle tariffe di mercato. Ma non saremmo più un teatro civico. Oggi il Sociale è gestito da volontari, presidente incluso: forse dovremmo chiedere di diventare come altre realtà dove le amministrazioni comunali ci mettono 300, 400 o 500mila euro l’anno per coprire i costi di gestione? È una riflessione che faremo e porteremo al CdA. Anche se noi a Busto pensiamo di aver trovato il giusto compromesso: il teatro è diventato la casa di tutti. E le eccellenze della città, molte delle quali vengono sostenute nei loro progetti proprio da Fondazione Comunitaria del Varesotto, possono fruire della sala a costi accessibili e proporzionati alle dimensioni e alle possibilità delle diverse realtà».

Lo sforzo per la città

«È stato fatto uno sforzo molto forte da parte di Fondazione Comunitaria del Varesotto e Fondazione Cariplo per l’acquisto del teatro e per la sua manutenzione, incluso il certificato di prevenzione incendi – ricorda Luca Galli – non si può pretendere la perfezione, perché affittiamo la sala a prezzi irrisori, se raffrontati a quelli di mercato. Questo perché c’è un ritorno al territorio da parte del Teatro e della Fondazione». E il Sociale, chiosa il presidente, «è un teatro che dà alla città, mentre altri prendono».

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