Infrastrutture di collegamento a Malpensa, i sindaci tornano in Regione

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MALPENSA – Stanno preparando un documento condiviso i nove sindaci del Cuv (Arsago Seprio, Cardano al Campo, Casorate Sempione, Ferno, Lonate Pozzolo, Samarate, Somma Lombardo e Vizzola Ticino) in vista dell’appuntamento con i vertici di Regione Lombardia fissato entro la fine di aprile. Al centro della discussione le infrastrutture di collegamento allo scalo aeroportuale di Malpensa, da finanziare nell’ambito del Recovery Fund europeo e in vista delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026.

Le incompiute di Malpensa 2000

Si tratta del secondo incontro dopo il confronto dello scorso settembre con il governatore Attilio Fontana e gli assessori Raffaele Cattaneo (Ambiente) Claudia Terzi (Trasporti) e Pietro Foroni (Territorio). Se sette mesi fa l’incontro è servito per mettere sul tavolo i problemi, ora i sindaci di Malpensa – coordinati dal presidente di turno del Cuv Fabio Montagnoli (Arsago Seprio) insisteranno per risolverli, a partire dalle incompiute previste nel Piano d’area approvato dalla Regione nel 1999 come diretta conseguenza dell’apertura di Malpensa 2000. Nell’elenco, per esempio, c’è la tangenziale di Somma (con annessa bretella che dal casello di Besnate e passando per Arsago avrebbe collegato Malpensa con l’A8/E62) ma anche la bretella di Gallarate, la variante al Sempione Rho-Gallarate, la nuova SS341 da Gallarate a Vanzaghello (intersezione con raccordo Malpensa A4), la variante di Samarate e la famosa tangenziale ovest di Gallarate, ovvero il collegamento Besnate-Cardano. Nel frattempo sono diventati urgenti anche interventi di adeguamento e messa in sicurezza della superstrada 336 e l’allargamento di via Giusti.

Meglio un accordo di programma

Inizialmente i sindaci di Malpensa – era il 2018 – avevano chiesto a Fontana la stesura di un nuovo Piano territoriale d’area. Pur ritenendolo ancora lo strumento urbanistico più idoneo per mettere ordine attorno a Malpensa (anche in vista del Masterplan 2035), temono che i tempi lunghi per la sua stesura siano incompatibili con le esigenze dei territori che amministrano. Per questo motivo sarebbero orientati a chiedere di poter procedere con un accordo di programma quadro, una procedura nettamente più snella che i tre Comuni di stretto sedime (Somma Lombardo, Lonate Pozzolo e Ferno) stanno già sperimentando con riscontri positivi per la riconversione delle aree delocalizzate.

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