Marco va alla guerra, ma gli serve un esercito

reguzzoni elezioni esercito
Marco Reguzzoni

Cosa va cercando Marco Reguzzoni col suo attivismo di questi ultimi mesi? Semplice: visibilità e consenso. Visibilità per tornare sulla scena pubblica dopo più di un decennio di auto isolamento, con l’obiettivo di tastare il polso all’elettorato in vista di una possibile, e ora, dopo l’endorsement del coordinatore regionale di Forza Italia, anche probabile candidatura alle Europee. Che per avere successo ha però bisogno di consenso popolare. Questo cerca l’indomito bustocco Reguzzoni che, passando per la presidenza della Provincia di Varese, approdò a Montecitorio in qualità di giovane capogruppo della Lega Nord, per poi sprecare tutto il raccolto con la scelta di mettersi di lato rispetto al movimento in cui era politicamente cresciuto e, dentro il quale, aveva aperto prospettive di alto livello. Invece, forse per quel suo carattere fumantino che, all’epoca, non ammetteva mediazioni, si affrancò dal leghismo militante, nonostante o, forse proprio per quello, orbitasse nella ristretta cerchia di Umberto Bossi e, a un certo punto, pareva addirittura potesse raccoglierne l’eredità politica.

Tentò una prima volta la strada dei Repubblicani, associazione che si rifaceva ai Tea party americani, imbarcando personalità di spessore. Non ci fu seguito. Arrivò quindi il Grande Nord, altra avventura politica che avrebbe, nelle intenzioni, dovuto riproporre il Bossi-pensiero duro e puro delle origini, rispolverando la questione settentrionale. Saltò tutto a causa delle incomprensioni (eufemismo) tra i promotori, tra i quali proprio Reguzzoni. Ora ricompaiono i Repubblicani e, Marco Reguzzoni, si propone in linea teorica di “cambiare il Paese” impelagato nella burocrazia, nelle malversazioni, nei personalismi e nelle inettitudini. Scrive libri dai titoli evocativi come “Vento di cambiamento”, convoca convention, rilascia interviste, organizza corsi di formazione, pubblica articoli, fa scomode rivelazioni sull’ex presidente Napolitano, briga a mille all’ora per ritagliarsi un posto in lista per Bruxelles.

Ne ha facoltà, eccome. Rispetto ai nani e ballerine che popolano la politica dei nostri giorni, lui è un trapezista che volteggia senza rete. E anche quando cade, si rialza, all’apparenza illeso. Appunto, all’apparenza, perché certe picchiate verso l’alto e le conseguenti “discese ardite”, qualche segno lo lasciano. Così, per tornare in auge ha bisogno di mettere su un cinema tra il culturale, il politico, e lo spettacolare. Ce la farà? Da buon bustocco, tra le sue caratteristiche c’è la tenacia. Ma per raggiungere l’obiettivo ha bisogno di una casacca sicura e di un’ampia, solida, convinta squadra, oltre a qualche sponsorizzazione di prestigio e potere. La maglia della Lega gli è preclusa; saltare italianamente sul carro dei vincitori, Fratelli d’Italia, sarebbe troppo facile e, sotto sotto, i meloniani lo terrebbero a distanza; rimane Forza Italia, partito moderato e, al momento, nelle corde di un berlusconiano “a sua insaputa”, un partito, tra l’altro, bisognoso di personaggi autorevoli. Tant’è vero che proprio il coordinatore regionale azzurro, Alessandro Sorte, l’ha incluso tra i probabili concorrenti alla gara europea.

Ed è lì, in Forza Italia, che Marco Reguzzoni da qualche tempo sonda il terreno, provando a costruirsi attorno i necessari sostegni. Che passano, sì, dal dichiarato vento del cambiamento, ma, molto più terra terra, richiedono una partecipazione ampia nel vasto collegio elettorale delle Europee: non si capisce come sia possibile imporsi da Busto Arsizio, a Torino, fino ad Aosta e Genova senza garanzie per una cospicua mietitura. Resa più ostica dai sondaggi pre elettorali e dalla presenza di “pesanti” concorrenti della stessa compagine. Insomma, un’impresa. Più di una squadra, serve un esercito. Che al momento non c’è, tranne la pattuglia di coloro che, in terra varesina, gli devono riconoscenza o gli riservano amicizia più o meno interessata e sincera. E senza un esercito da guidare, il sogno elettorale di Marco Reguzzoni rischia di rivelarsi velleitario. Però al netto della sua propensione per le sfide, soprattutto le più complicate.

reguzzoni esercito europee – MALPENSA24