«Prendi il marchio e scappa». A Busto l’Italia svenduta di Mario Giordano

mario giordano molini marzoli

BUSTO ARSIZIO – «È naturale essere nel mondo, essere aperti. Ma proprio per quello è ancora più importante difendere le nostre radici». Ieri, martedì 16 aprile, Mario Giordano, giornalista e conduttore della trasmissione “Fuori dal coro“, ha presentato ai Molini Marzoli di Busto ArsizioL’Italia non è più italiana. Così i nuovi predoni ci stanno rubando il nostro Paese”, saggio in cui è stata esaminata la svendita di aziende e bellezze nazionali a poteri esteri. Nell’incontro, moderato da Marco Linari, giornalista de “La Prealpina”, sono intervenuti il vicesindaco Isabella Tovaglieri e Stefano Bruno Galli, assessore regionale alla Cultura.

Un pugno nello stomaco

«Stasera c’è la partita, la Berlinguer che parla con Corona, e invece c’è un sacco di gente che è venuta alla presentazione di un libro fastidioso fatta da uno con la voce fastidiosa: siete dei pazzi». È l’applauso di una sala Tramogge completamente gremita, con tante persone in piedi lungo le pareti, ad accogliere Giordano.
«È una triste realtà, stiamo vendendo il patrimonio italiano a gruppi esteri. Da troppi anni si cede la sovranità per lasciare le decisioni ai burocrati di Bruxelles», ha esordito Tovaglieri. Auspicando che il pugno nello stomaco dato dal libro possa risvegliare le coscienze, per riaggiustare il tiro: «Dobbiamo riprendere il nostro orgoglio. Se siamo noi i primi crederci, si può cambiare».
«È una terapia shock», ha aggiunto Galli, che ha ricordato il capitalismo familistico di Basso Varesotto e Brianza, «luoghi dove, prima del miracolo economico, il miracolo economico era già nato». Un modello vincente, ma che «non ha saputo guardare avanti, trascurando innovazione e internazionalizzazione».
Giordano ha compiuto un lungo elenco delle aziende nazionali passate sotto il controllo estero, spesso vittime di un meccanismo «prendi il marchio e scappa». Così «non solo si perde tutta la struttura produttiva sul territorio, con i relativi problemi di occupazione, ma anche, come hanno riferito i servizi segreti al Parlamento, gli strumenti strategici per controllare la nostra economia».

Le responsabilità politiche

Però non sono gli strumenti tecnici a mancare, bensì «la cultura del difendere il proprio Paese. Ci sono responsabilità politiche, perché è la politica che guida le grandi risposte. Quello italiano è il marchio più desiderato del mondo, ma allo stesso tempo siamo i meno capaci di difenderci, c’è sempre stato un interesse di fazione che prevale su quello di nazione». Se il maggior pericolo viene dai fondi finanziari, in cui «la spersonalizzazione della decisione crea danni devastanti», altrettanti ne ha creati l’errore della moneta unica: «Quanto realizzato, senza neanche unificare le economie, ha allontanato i popoli. Ora c’è una distanza infinita tra i loro cittadini».
Interrogato riguardo al substrato di immigrazione legato a questi fenomeni, Giordano ha risposto: «La difesa dei propri confini è una cosa essenziale. I muri sono una cosa bellissima, tutte le grandi civiltà sono nate con loro. Prima li fai, poi, magari, metti il ponte levatoio». Ha inoltre suscitato la sua preoccupazione l’ascesa a Castel Volturno della mafia nigeriana, dotata di forza tale da soppiantare le organizzazioni criminali locali,.
«Ti fanno quasi tenere a Matteo Messina Denaro, fa venire i brividi. Sarebbe da risolvere mandando lì diecimila persone con il bazooka», si è sfogato a riguardo il sindaco Emanuele Antonelli, presente in sala. Che ha osservato: «Tante volte ci mettiamo del nostro, la politica ha una colpa. Senza dimenticare quelle degli italiani: ci sono state famiglie ricchissime che non avevano certo necessità ma, di fronte a offerte estere, hanno svenduto».
«Sono profondamente convinto che la responsabilità sia nostra. Il problema non è lo strumento, ma la volontà di fare» ha concluso Giordano.

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