Maxi-serre di marijuana nell’Alto Milanese: la polizia di Gallarate arresta 7 albanesi

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GALLARATE – E’ stata sgominata un’organizzazione criminale dedita alla coltivazione ed allo spaccio di marijuana. La polizia di Stato di Gallarate ha arrestato 7 albanesi, sequestrato un capannone industriale allestito a laboratorio di produzione, numerose piante di canapa indiana, ma soprattutto tanta droga. La coltivazione veniva effettuata prima a Turbigo e poi in uno stabile di Buscate

Il blitz

Nella giornata di martedì 9 novembre, la Polizia di Stato di Gallarate ha chiuso il cerchio su una banda di albanesi dediti alla coltivazione e produzione di ingenti quantità di sostanze stupefacenti, eseguendo due misure di custodia cautelare in carcere per due soggetti coinvolti a vario titolo nell’organizzazione criminale.

Le indagini

La vicenda prende le mosse dal 21 giugno scorso, quando, in un capannone industriale a Buscate, la Polizia di Stato di Gallarate ha proceduto all’arresto di 5 cittadini albanesi colti nella flagranza del reato di concorso nella detenzione illecita di 1.176 piante di canapa indiana, dell’altezza media di circa 150 centimetri cadauna, 13 chilogrammi lordi di infiorescenze di canapa indiana e 35 chilogrammi di foglie essiccate di canapa indiana. Gli stranieri sono stati sorpresi mentre erano intenti ad effettuare il raccolto della coltivazione indoor di canapa indiana, allestita all’interno del capannone stesso, in due separate serre costruite ad arte con appositi pannelli di cartongesso ed allestite con tanto di capillari impianti di areazione e di ventilazione nonché di apposite lampade solari temporizzate.

Bilocale con palestra

All’interno del capannone era stato costruito anche un bilocale, con annessa palestra, che negli ultimi mesi era stato occupato stabilmente da uno degli arrestati, con il doppio incarico di provvedere alla bagnatura notturna delle piante e di “guardiano” della coltivazione stessa. Nella cucina è stata rinvenuta anche una pistola revolver “Smith & Wesson” calibro 32, provento di furto e con matricola abrasa, completa di 6 proiettili.

Le serre di marijuana

Qualche mese prima degli arresti, i poliziotti gallaratesi, coordinati dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio, avevano iniziato a monitorare il capannone in questione con un’apposita telecamera, riscontrando che uno degli arrestati, anziché dedicarsi alla sua ufficiale attività lavorativa di manovale edile, alle dipendenze di un’impresa edile sita nel legnanese, passava le giornate al capannone di Buscate, in compagnia del proprio cugino, dapprima ad allestire le serre ed in seguito a dedicarsi alla vera e propria coltivazione delle piante. Gli inquirenti nel corso del tempo hanno appurato che l’uomo si recava a Buscate utilizzando svariati autocarri e veicoli dell’impresa edile per la quale lavorava, sia per eludere le eventuali investigazioni effettuate nei suoi confronti, sia per il trasporto in loco di materiale ingombrante, in concorso con il titolare dell’impresa edile in questione.

Il ruolo del titolare

Le indagini infatti hanno fatto emergere che il titolare dell’impresa edile oltre che a fornire al proprio dipendente le risorse materiali per lo svolgimento dell’illecita attività, ne aveva verosimilmente fornito anche quelle economiche, acquistando materiale poi utilizzato nell’allestimento del capannone. Proprio per tale motivo, tre giorni fa il Gip del Tribunale di Busto Arsizio, su richiesta del pm titolare delle indagini, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico dello stesso e dell’artigiano edile, residente a Busto Arsizio. Quest’ultimo, oltre ad essersi intestato in maniera fittizia il contratto di affitto del capannone, aveva richiesto all’Enel l’allaccio della corrente 380 trifase ed il potenziamento della fornitura a 100 kw, oltre ad aver partecipato attivamente alla costruzione delle cappe, necessarie per l’impianto di areazione forzata delle due serre.

Gli ultimi due arresti

Gli ultimi due arresti, come detto, sono stati effettuati dagli uomini del Commissariato di P.S. di Gallarate nella mattinata di martedì. La perquisizione domiciliare effettuata a carico di uno degli arrestati ha consentito di rinvenire e sequestrare un rilevatore ed inibitore di microspie ed apparati GPS, verosimilmente utilizzato dagli indagati per eludere le eventuali investigazioni nei loro confronti. I due arrestati, dopo le formalità di rito, sono stati associati alla Casa Circondariale di Busto Arsizio, dove già si trovano detenuti i loro complici arrestati a giugno.
Gli investigatori, seguendo i movimenti del manovale edile, sono anche riusciti a risalire al capannone verosimilmente utilizzato in precedenza dall’organizzazione criminale. Si trova nella zona di Turbigo, dove sono state trovate ben 5 serre costruite con la stessa metodologia di quelle di Buscate. Sono stati rinvenuti migliaia di vasi in plastica contenenti terra, alcuni dei quali ancora con gli steli, ormai spogli, delle piante di canapa indiana.

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