Mornago, arrestato per ‘ndrangheta il capo ufficio tecnico. Il sindaco: «Estranei»

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MORNAGO – E’ accusato di essere stato per anni l’armiere della ‘ndrangheta. Lavorava in Comune a Mornago l’uomo che avrebbe provveduto all’approvvigionamento di numerose pistole cercandole in Piemonte e Lombardia per poi farle recapitare in Calabria, dove venivano utilizzate all’occorrenza dagli altri affiliati.

Fulmine a ciel sereno

C’è anche Michele Romeo, 44 anni, calabrese residente a Castelletto Ticino, fra i 65 arrestati (53 in carcere e 12 ai domiciliari) ieri all’alba nel corso dell’operazione «Eyfhemos», indagine con cui la polizia di Stato ha sgominato la locale di ‘ndrangheta che opera a Sant’Eufemia di Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria. Da 20 anni Romeo lavora come dipendente comunale a Mornago. Il geometra era a capo dell’ufficio tecnico comunale. «Per tutti noi – spiega il sindaco di Mornago Davide Tamborini – Questo è un fulmine a ciel sereno. Non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dall’autorità giudiziaria. Diciamo che sulla carta da lunedì 24 febbraio per noi è assente ingiustificato».

Il Comune di Mornago non è coinvolto

Mornago, il Comune e la sua attività di dipendente comunale nulla hanno a che vedere con la presunta attività filo-cosca di Romeo. «Di questo siamo certi viste le informazioni che abbiamo reperito – dice il primo cittadino – La presunta attività illecita non ha niente a che vedere con il lavoro che Romeo svolgeva qui. Aggiungo: le persone coinvolte nell’inchiesta, abbiamo controllato, non hanno mai operato a Mornago». Il piccolo Comune, il Varesotto in generale, non avrebbero nulla a che fare con l’inchiesta. Su Romeo gravano le accuse di associazione per delinquere di stampo mafioso, detenzione illegale e porto di armi in luogo pubblico. Nell’inchiesta, però, non mancano anche fatti di spaccio, estorsione, favoreggiamento, violenza privata, voto di scambio e altri reati elettorali, che riguardano però altri indagati e anche esponenti politici calabresi di Fratelli d’Italia e Forza Italia.

Riforniva la cosca di armi

Secondo gli inquirenti Romeo era uno dei tre canali con cui la locale si riforniva di armi. Circostanza che emerge da alcune conversazioni telefoniche col cognato Giuseppe Speranza, l’uomo che sarebbe stato il tramite con i boss, e tra quest’ultimo e il capo Domenico Laurendi. Nei traffici non mancavano i problemi. Come quello sorto a Capodanno 2018 quando Romeo dovette andare in Calabria a festeggiare e portare pistole e munizioni per il boss. L’arresto, pur vedendo Mornago “estraneo ai fatti”, come si dice in questo casi, non può non riportare alla mente le numerose operazioni della Dda di Milano tra Lonate Pozzolo e Ferno, con arresti eccellenti di indagati accusati di essere in seno alle ‘ndrine calabresi, anche se differenti da quella alla quale sarebbe vicinissimo Romeo.

Pronta la sospensione

Che fare? «Come ho detto – spiega Tamborini – Non abbiamo avuto comunicazioni ufficiali dall’autorità giudiziaria. Ciò che sappiamo lo abbiamo appreso dai giornali. Di fatto Romeo, lo ripeto, è assente ingiustificato ufficialmente parlando. Abbiamo già contattato i nostri legali. Stiamo valutando di procedere molto velocemente con una sospensione, in attesa di poter valutare altri provvedimenti, e di assegnare l’incarico ricoperto da Romeo sinora, ovvero di funzionario addetto ai Lavori pubblici, a chi già si occupa di Edilizia privata».

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