Michael Arcieri: “stagione bellissima, le difficoltà ci hanno dato più forza”

Raivio Maruca Ferrero Trieste

VARESE – In attesa delle semifinali di serie A la stagione della Openjobmetis è già andata in archivio al termine della regular season. Una stagione bellissima, ma con momenti sportivamente drammatici per i ben noti motivi extra-campo. Facciamo un bilancio con il General Manager Michael Arcieri, alla sua prima stagione per intero in LBA e votato come dirigente dell’anno dagli addetti ai lavori.

Il premio di miglior dirigente dell’anno

E’ una grande soddisfazione e un orgoglio veder riconosciuto il proprio lavoro. Però questo risultato è un premio che va condiviso con tutto l’ambiente della Pallacanestro Varese: la squadra, lo staff tecnico e tutti i collaboratori. Abbiamo pensato tanti mesi alla nuova squadra che poi siamo riusciti a costruire. Vincere il premio vuol dire che abbiamo indovinato gli incastri giusti e gli uomini giusti. E’ stato un anno positivo, ma c’è ancora tanto da fare. Diciamo che una stagione di questo tipo ci dà consapevolezza che la strada e la strategia tracciate sono quelle da seguire e c’è ottimismo per il futuro. Per noi la stagione è già conclusa e adesso vediamo il futuro.

Il bilancio della stagione

Siamo soddisfatti per i risultati e per tante altre cose. Innanzitutto siamo contenti che i tifosi di Varese siano tornati numerosi e calorosi al “Lino Oldrini” e che si siano divertiti per le vittorie e il bel gioco. Abbiamo messo insieme un gruppo di buon talento. E’ stato l’anno-zero per creare una nostra identità, un primo passo che abbiamo condiviso con gli allenatori, i giocatori e lo staff della prima squadra e del settore giovanile. Secondo le nostre intenzioni il brand Varese Basketball deve voler dire vincere più partite possibili, ma anche giocare insieme e in the right way, nella maniera giusta.

L’affetto del pubblico e della città di Varese

Conoscevo già la passione di Varese per il basket e la sua competenza. Il giorno della partenza per Trieste, quando sono arrivato al palazzetto e ho visto tutta quella gente ho capito subito perché erano lì. Mi sono emozionato tantissimo e mi sono nutrito di tutto quell’amore che ci hanno trasmesso i nostri tifosi. Mi piace pensare alla partita di Trieste come a una bellissima parentesi, che si apre con l’abbraccio dei tifosi nel piazzale del palazzetto e che si chiude con l’abbraccio dei ragazzi a Luis Scola dopo la vittoria. Da americano credo di aver capito tutto di Varese proprio quel giorno. E’ stato un momento bellissimo, che non dimenticherò mai nella mia vita per quello che ho provato.

Markel Brown: la sorpresa più bella

Credevo di conoscere abbastanza Markel, ma evidentemente non avevo capito quanto poteva dare a questa squadra. Il livello del suo talento è anche migliore di quello che avevo pensato. In difesa difende duro, fa il canestro nel momento più difficile della partita, ha una altissima fiducia in sé stesso e ha un grande IQ. In più ha una enorme leadership sul campo, nello spogliatoio, sull’autobus, in albergo, dappertutto. Ha aiutato tanti giocatori, anche i ragazzi del settore giovanile e ha un cuore incredibile. Vede la società non come un giocatore, ma come un dirigente. Quello non potevo saperlo. Rimarrà con noi? Speriamo di sì. Stiamo lavorando con il suo agente perché è grande la nostra voglia di confermarlo. Poi la trattativa è anche un business, ma siamo ottimisti per continuare ad averlo con noi. Voi giornalisti l’avete definito la spina dorsale della squadra e la definizione è molto azzeccata.

Il dispiacere di non giocare i playoff

Non giocare i playoff è stata una situazione molto dura. Difficile da spiegare a giocatori, allenatori e tutto lo staff, che da agosto ha lavorato duro per arrivare a questo obiettivo. Abbiamo pensato ogni giorno ai playoff e all’emozione di disputarli. Terminare prima la stagione è stato quindi un grosso dispiacere. Voglio però guardare al bicchiere mezzo pieno. Lo shock di quanto ci è successo ha generato in tutti noi, nei tifosi e nella città una risposta grandissima e ancora più bella. Impossibile dimenticare l’abbraccio nel piazzale del palazzetto, gli abbracci, le vittorie contro Trieste, Brindisi e Scafati. Mi sono sentito molto orgoglioso nel vedere la reazione della nostra gente. Possiamo dire che le difficoltà ci hanno dato ancora più forza.

Il desiderio di rivivere una stagione al top

Oltre all’identità vogliamo anche costruire una cultura per competere al massimo. Non voglio fare pronostici per la prossima stagione perché lo sport non è una scienza esatta, però ritengo che si possa continuare ad avere un buon livello di successo. La speranza è confermare la maggior parte degli attori protagonisti di quest’anno e, se non dovesse succedere, puntiamo a trovarne altri. Magari all’inizio saranno sconosciuti, ma lo staff tecnico lavorerà ogni giorno con loro per valorizzarli e per creare i nuovi Colbey Ross e Tariq Owens. Siamo ottimisti. Il concetto di lavoro quotidiano è fondamentale per la Pallacanestro Varese. Quando prendiamo un giocatore puntiamo al suo sviluppo: un vantaggio per Varese e per il ragazzo stesso. Se sarà ancora così allora saremo competitivi e ci toglieremo altre soddisfazioni.

Matteo Librizzi: un esempio concreto di valorizzazione dei giovani

Sono d’accordo. Libro ha avuto molto spazio in campo nel finale di stagione. Quale ruolo per il suo futuro? Secondo me potrebbe giocare in entrambi i ruoli di esterno. Lo spot perfetto per lui sarebbe quello di point guard, anche se ha avuto più successo off the ball grazie alla sua energia, velocità, difesa e capacità di prendersi (e segnare) tiri importanti. Per diventare un handler primario deve crescere nella capacità di giocare pickandroll e deve imparare a difendere in low post nonostante l’altezza. Però è un ragazzo giovane molto interessante, di Varese, che ha un atteggiamento perfetto in tutte le situazioni, che lavora tantissimo e che ha grandi possibilità di diventare un giocatore ancora migliore.

Lo scouting di italiani in Ncaa

Questa ricerca rappresenta l’esempio dei giocatori che noi seguiamo in un contesto più grande rispetto a quello italiano. Quest’anno avevamo nel roster De Nicolao, Woldetensae e Caruso, che hanno giocato in Ncaa prima di arrivare da noi. Ovviamente non stiamo parlando di un numero altissimo di giocatori, ma ci piace la possibilità di pescare da un contesto competitivo e con uno stile di gioco simile a quello proposto da Varese. Per i ragazzi è una opportunità e un vantaggio arrivare in una squadra che pratica una pallacanestro simile a quella di alcuni college e può rappresentare un elemento di attrattività. Stiamo facendo scouting per esplorare quanti giocatori ci sono e quali possono essere adatti a noi. Se c’è la possibilità di un buon affare, lo facciamo. Poi la nostra è una ricerca a 360°, in ogni campionato. Trovare giocatori affini al nostro stile di gioco è un vantaggio, così com’è un vantaggio avere in squadra ragazzi che capiscono e parlano entrambe le lingue, italiano e inglese.

Openjobmetis Varese Michael Arcieri – MALPENSA24