L’Ospedale di Varese primo centro in Italia per numero di impianti cocleari: ben 2000

VARESE – L’impianto cocleare non è semplicemente una sofisticata protesi chirurgica impiantata in alcuni centri in Italia. È una vita nuova, piena, senza limitazioni, che viene donata, quasi sempre ad un bambino piccolissimo, che richiede una presa in carico a 360 gradi. Una realtà che all’Ospedale di Circolo di Varese conoscono bene: è stato raggiunto infatti il numero record di 2000 impianti cocleari.

Varese al top

Un risultato che rende l’Audiovestibologia varesina il primo centro italiano in assoluto, come sottolinea orgogliosa la responsabile della struttura Eliana Cristofari. «Due terzi degli impianti sono stati inseriti su bambini – spiega – il primo è stato nel 1991, su un paziente adulto. Nel 1992, il dott. Sandro Burdo, allora a capo del reparto, ha eseguito il primo intervento in Italia di impianto cocleare su un bambino. Da allora la crescita è stata costante nei numeri e nelle competenze. Oggi l’Audiovestibologia conta 30 professionisti della cura della sordità che garantiscono la presa in carico totale, dal sospetto alla diagnosi, dalla preparazione all’intervento, alla riabilitazione, dei pazienti e delle loro famiglie».

I traguardi del 2022

Il 2022 è stato un anno importante per l’Audiovestibologia varesina con altri due traguardi importanti: per la prima volta in Italia è stato eseguito l’intervento di impianto cocleare su bambino con tecnologia 3D, e, sempre per la prima volta in Italia, è stato eseguito il primo intervento di impianto cocleare con l’ausilio della chirurgia robotica. Da parte della dottoressa Cristofari va il ringraziamento ad Aguav, l’associazione genitori e utenti dell’Audiovestibologia Varese, e a Fav, la Fondazione Audiologica Varese. «Un grande risultato – commenta il direttore generale di Asst Sette Laghi Gianni Bonelli – che conferma l’eccellenza della squadra guidata dalla dott.ssa Cristofari e che premia il grande sforzo dell’azienda, sia nel promuovere l’innovazione, sia nel tenere alto il livello dell’attività chirurgica, nonostante tutte le difficoltà correlate all’emergenza».