Polemiche sui rincari, zuffe in strada e dissidi: la frizzante politica a Fagnano

Fagnano Castello Comune

FAGNANO OLONA – Sono passati i tempi del fantasma del Castello. Lo spiritello dispettoso che nel recente passato si è divertito a far scherzi a chi amministrava il paese. Eppure la politica fagnanese è solo apparentemente tranquilla. Certo il timone è nella mani di una squadra che sa fare quadrato. E se con il centrodestra parlavano anche i muri con Siamo Fagnano è quasi impossibile superare il mezzo fossato che divide il paese dallo storico palazzo comunale.

Poche e flebili voci rotolano dal Castello sulla pubblica piazza. E, tra l’altro, alcune di queste sono vere patacche, che non hanno “mercato” neppure sui banchi della politica locale in genere abbondanti di pettegolezzi e dettagli da dietro le quinte. Insomma non è semplice capire come evolverà la narrazione e l’amministrazione Baroffio. Per questo ci siamo affidati alle carte per leggere quanto accaduto, cosa sta accadendo e cosa potrebbe accadere.

L’asso di briscola

E’ evidente che Marco Baroffio, il sindaco, è la carta più pesante del mazzo. Quella che “ammazza” la partita in corso. Qualsiasi essa sia. Quadri, picche, fiori o cuori. Alla fine chi decide sarà lui. O comunque in capo al sindaco saranno affibbiate le responsabilità anche di scelte non propriamente sue. E in questo primo scorcio di mandato Baroffio ha fatto capire di aver contezza (anche un briciolo di spregiudicatezza) nel ricoprire un ruolo che è ben diverso (e solo chi li ha provati entrambi può capirlo) da quello di semplice consigliere di opposizione. “Sono il fagnanese più bersagliato del momento. Nel bene e nel male”, ha confidato in un messaggio whatsapp. Aggiungendo anche, ulteriore segno di consapevolezza: “E’ normale che sia così“.

Il due di picche

E’ la carta giocata dal sindaco Baroffio sul Galfra. Almeno questa la tesi di tutta la minoranza. Illustrata da Paolo Carlesso (Solidarietà e Progresso) nella conferenza stampa di qualche giorno e ribadita dal centrodestra in una nota ufficiale. Tutti rimproverano al sindaco di aver prima osteggiato l’ampliamento del Galfra fino a pochi mesi quando era in opposizione e poi, una volta diventato sindaco, di aver dato l’ok alla ripresa dei lavori, del taglio degli alberi (qualcuno in meno rispetto al progetto Catelli) e alla realizzazione di un progetto che non piace a nessuno. Forse nemmeno alla società che ne beneficerà. La quale, nel giro di pochi mesi, ha visto sfumare il nuovo campo a 11 e si ritroverà con un terreno a 9. Davanti al quale tace, perché, come dice il proverbio: “A caval donato…

Il due di spade

Le spade sono quelle che si sono incrociate proprio davanti al Monumento dei caduti qualche giorno fa. Da una parte il consigliere capogruppo di Solidarietà e Progresso Paolo Carlesso dall’altra Fabio Fantinati, della cooperativa sociale Carletti, che gestisce in paese alcuni servizi affidati da Geasc e padre di Jacopo, assessore nella maggioranza di Siamo Fagnano. Due spade di sinistra, tanto che ad accendere la miccia pare sia stata l’ironia di Carlesso sul progetto rivisto del Galfra. “Bella roba di sinistra avere fatto”, sembra abbia detto il consigliere rivolgendosi a Fantinati. Parole come spade. Qualcuno dice non solo parole.

La donna di denari

Questa carta è certamente interpretata dal vicesindaco. Simona Michelon, infatti, è assessore al Bilancio, Economato, Tributi e Geasc. Insomma ha in mano il portafoglio del Castello. E le leve per aprire o chiudere i rubinetti economici dell’amministrazione. “Anche quelle per mettere le mani in tasca ai fagnanesi“, ha commentato qualcuno davanti all’aumento dei servizi scolastici. Già perché Simona Michelon, “investita” da Baroffio come la donna di denari, per l’opposizione è quella di picche. Poiché la più bersagliata: dalle decisioni economiche su Geasc, ad alcune frasi interpretate come troppo autoritarie e di chiusura nei confronti delle minoranze.

Il fante di fiori

Fiori illegali e, ultimamente, fiori di camomilla. Il miglior interprete di questa carta è sicuramente l’assessore alla Cultura Giuseppe Palomba. Vecchia volpe degli ambienti politici fagnanesi, Palomba al momento è rimasto nel gruppo, quasi come per non farsi notare. Se non fosse stata per la doppia uscita sulla pubblica piazza virtuale di Facebook. La prima volta per suggerire ai bollenti animi della politica fagnanese l’omeopatica via dei fiori di cannabis per recuperare la tranquillità perduta e la seconda volta per correggere il “tiro” (eddaje) con una camomilla alla marijuana, questa volta legale, perché senza thc.

Il fante di cuori

Sicuramente il dottore. Nella vita professionale, ma anche in questa nuova avventura politica. Donato Mauro è il fante di cuori. Perché al Castello di organi vitali che pompano sangue ne occorre più di uno. E lui ha dimostrato per ora di averne a sufficienza. Ha a cuore l’unità della sua maggioranza, tanto che dietro le quinte (dicono) cura i piccoli malanni e lenisce i mal di pancia; ha a cuore la pax politica in consiglio, poiché in assise riunite l’abbiamo visto cucire (finché si può) da abile chirurgo le lacerazioni tra maggioranza e opposizione. Ma da medico sa anche prescrivere cure severe se occorre. Come nel commentare il faccia a faccia tra Carlesso e Fantinati: «Più che un duello mi sembra che il problema riguardi solo una componente dell’opposizione che non sa darsi pace per un esito elettorale che non l’ha premiata. Infatti il gruppo Solidarietà e Progresso ha aperto un riposizionamento interno in cui alcuni componenti non condividono l’operato del capogruppo. Come si diceva in campagna elettorale il gruppo è talmente esteso ed eterogeneo con le ovvie difficoltà nella sua gestione in cui è iniziato il momento dei distinguo». Suppostina per (non) abbassare la febbre.

Il quattro di fiori

Quelli bravi (ma devono essere proprio bravi) riescono a vincere una partita a briscola anche con il due fiori quando comanda quadri. Altrimenti è dura. Questo vale per le minoranze, che non solo sono numericamente ininfluenti in consiglio, ma hanno pure una serie di problemi interni. A destra come a sinistra. Anzi, più a sinistra in questo momento. Nel centrodestra, dopo l’ordalia che ha dato come responso la fine anticipata del mandato Catelli e la successiva sconfitta elettorale (prove inoppugnabili che nessuno esce da quell’esperienza senza colpe) è calato il silenzio. Rotto di tanto in tanto, da Forza Italia e Luciano Almasio. Che lasciano intendere di poter contare un po’ di più del due di fiori. Quel che accade nel centrosinistra lo vediamo nelle prossime carte.

I fanti di picche e di quadri

Orfani del re. Il loro sire ha perso le elezioni e, dicono loro, anche la brocca in un confronto a viso aperto sulla pubblica piazza. Anziché far quadrato però hanno colto l’occasione per aprire il vaso di Pandora in una coalizione (Solidarietà e progresso) tenuta insieme a quanto pare con un mastice ben diverso dal mitico Bostik. Il fante di picche è il più irrequieto Davide Bevilacqua, esponente di Azione, che ha subito messo in discussione la leadership di Paolo Carlesso dopo il diverbio con Fabio Fantinati (leggasi “Il due di spade”). I suoi detrattori dicono (in riferimento ai precedenti passaggi politici e partititici) che Bevilacqua abbia preso alla lettera il nome della sua nuove appartenenza politica, Azione: non riesce a stare fermo a lungo nello stesso gruppo.

L’altro, il fante di quadri, ovvero il segretario del Pd fagnanese Massimo Canavesi, è il più smarrito. Nel senso che ha smarrito pezzi di elettorato (alcuni sostengono la maggioranza di Siamo Fagnano); rischia di smarrire altri pezzi di partito (perché se stai a sentire i militanti, mica tutti son contenti di abbassare la testa davanti al “Gruppo Carlesso”), ha smarrito due volte (nel senso che ha rassegnato le dimissioni da segretario) la guida del Pd, ma gliel’hanno sempre rimessa tra le mani (dimissioni respinte). La guida di un partito che, oggi come oggi, non sa che pesci pigliare, visto che è stato preso a pesci in faccia prima da Siamo Fagnano e poi dall’ultimo giro elettorale. A conti fatti i dem anche a sto giro non hanno nemmeno un consigliere al Castello.